Il "20-25% dei migranti che arrivano sulle coste italiane è positivo all'epatite C. Questo non rappresenta un rischio per la salute pubblica, per via soprattutto della modalità di trasmissione di questo virus. Ma una parte di queste persone diventa stanziale, dunque si tratta di pazienti che avranno diritto alle cure". Lo ha sottolineato Antonio Craxì, ordinario di Gastroenterologia all'Università di Palermo, nel corso di un incontro organizzato a Vienna, a margine del Congresso internazionale sul fegato.
Cure straordinariamente efficaci, ma anche molto costose. Aspetto, questo, che è stato esaminato a lungo dagli specialisti a Vienna. "A fronte del Fondo per gli innovativi, in Italia fino a ieri erano stati spesi per i nuovi medicinali anti-epatite C circa 90 milioni di euro, con importanti disparità fra le regioni: a fronte di 10-15 mln in Lombardia ed Emilia Romagna, ad esempio, la Sicilia si ferma a meno di 1,5 milioni", dice Craxì. "Proprio a Mazara e Marsala, in Sicilia, ci sono dei gruppi di stranieri ormai stanziali in cui il virus dell'epatite C è presente", conclude.
