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Vinitaly: Confagri a Hogan, vino e olio settori chiave per Italia e Europa

09 aprile 2017 | 15.00
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Vinitaly: Confagri a Hogan, vino e olio settori chiave per Italia e Europa

“Nella revisione della Pac occorre essere ancor più decisi per porre l’impresa agricola nelle condizioni di crescere in competitività e di rispondere alle innumerevoli sfide: economiche (volatilità dei prezzi, scambi internazionali, tensioni geopolitiche, campagne di informazione che mettono in pericolo alcuni settori chiave dell’economia agricola); sociali (l’agricoltura come settore che crea occupazione, che dà vita alle zone rurali, remote e svantaggiate); ambientali (mitigazione ed adattamento al cambiamento climatico, riduzione delle emissioni, diminuzione degli sprechi)”. Lo ha detto il presidente di Confagricoltura Massimiliano Giansanti al commissario europeo all’Agricoltura Phil Hogan che, domenica, a Verona al Vinitaly-Sol, ha visitato lo stand della sua Organizzazione.

“La presenza del commissario europeo a Verona testimonia il suo interesse per la grande Italia del vino e dell’olio – ha detto con soddisfazione Massimiliano Giansanti -. Due produzioni chiave anche per i sistemi agricoli dell’Unione europea che, nel loro insieme, rappresentano, con quasi 160 milioni di ettolitri, oltre il 60% della produzione mondiale e tra il 65 ed il 70% dell’export mondiale vitivinicolo. Nell’olio di oliva, le quote sono ancora più rilevanti con oltre il 70% del prodotto mondiale e dell’olio esportato nel mondo”.

C’è, quindi, anche una “grande Europa del vino e dell’olio”, di cui l’Italia è sicuramente protagonista che, a dispetto della crescita dei Paesi Terzi, è praticamente “azionista unico” di queste due rilevanti produzioni. Ed è per questo che la politica agricola comune non può non interessarsi di questi settori.

Per quanto riguarda il settore vitivinicolo Giansanti ha chiesto a Hogan “di tenere conto della specificità del comparto e, al contempo, magari con un incremento specifico di budget, di appoggiare i processi innovativi e rispondere così alle esigenze strutturali e di mercato delle aziende”. Ha quindi sottolineato la ‘specificità’ dell’Organizzazione Comune di Mercato per il settore vitivinicolo (con un budget complessivo di 1250 milioni di euro annui di cui 336 milioni all’Italia); un modello che, ad avviso di Confagricoltura, è positivo e sta dando i suoi frutti.

“La OCM Vino va mantenuta perché, grazie ad essa – ha proseguito il presidente di Confagricoltura - il mercato europeo si è sviluppato considerevolmente; i produttori sono diventati più competitivi sia nel mercato interno sia, soprattutto, estero; è stato raggiunto un migliore equilibrio di mercato fra domanda e offerta e, al contempo, sono state preservate le produzioni a denominazione di origine, fondamentali anche per il loro risvolto socio-ambientale”.

Giansanti ha poi discusso con Hogan delle autorizzazioni per gli impianti e la gestione dell’offerta. “Occorre favorire i progetti che mirano ad incrementare l’efficienza dell’azienda vitivinicola (concetto che appartiene sia alla grande, sia alla piccola impresa) In tal senso vanno rivisti i criteri di priorità per assegnare le nuove autorizzazioni e sostenere realmente, così, una viticoltura dinamica, competitiva e moderna”.

Nell’incontro sono stati affrontati anche i temi del settore olivicolo, che ha una forte tradizione nel nostro Paese e grande rilevanza occupazionale. “Nella nuova Pac, per salvaguardare e rilanciare il comparto dell’olio d’oliva – ha osservato il presidente di Confagricoltura – servono incentivi specifici ed una attenzione a questa produzione di estrema rilevanza anche per il suo contributo occupazionale e per il territorio. Va garantito il mantenimento della produzione per la quale l’Italia ha ancora un basso tasso di autoapprovvigionamento ed è ancora fortemente dipendente dalle importazioni”.

Affrontato anche il tema della Xylella. Giansanti ha apprezzato le norme varate a Bruxelles. “Bisogna proseguire – ha concluso - nella direzione tracciata a livello comunitario, attuando le norme per l’eradicazione del patogeno e consentendo nuovi impianti, magari con varietà resistenti per preservare le produzioni delle aree colpite dove l’olivicoltura è rilevante per l’economia e lo sviluppo”.

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