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Papà di Ascanio e paziente 'maratoneta': "Credete nella ricerca" "

21 marzo 2018 | 19.59
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Papà di Ascanio e paziente 'maratoneta':

Con un po' di fantasia il corridoio di un ospedale può diventare un mare dove fare "windsurf a bordo della macchinetta per la chemio". Il letto della stanza si trasforma in "un campeggio", dove andare 'in vacanza' con lo zainetto pieno di giochi. E' la magia di una mamma e un papà per il loro bambino. Perché è tutto più complicato se il cancro bussa alla porta quando tuo figlio non ha neanche 2 anni. E' successo a Valerio e Laura con il loro Ascanio che oggi di anni ne ha 9, si è lasciato alle spalle il quinquennio di sorveglianza oncologica, in cui il timore più grande è il rischio di una recidiva, e di quel lungo periodo non ricorda niente se non il gioco inventato dai suoi genitori. "Abbiamo fatto un po' come Benigni ne 'La vita è bella' - racconta Valerio all'AdnKronos Salute - cercando di fare il massimo" per non far sparire i colori e la serenità dell'infanzia.

Cos'è il cancro? "Ranocchie nella pancia, che andavano tolte perché non potevano vivere lì dentro". Oggi, in occasione della cerimonia di consegna dei Grant 2018 della Fondazione Umberto Veronesi, Valerio ha ricordato dal palco la battaglia di Ascanio contro una forma tumorale già non molto comune - un nefroblastoma di Wilms, neoplasia maligna di origine embrionaria - ancora più rara perché aveva colpito entrambi i reni. Tanto che i medici che lo hanno seguito al Policlinico Umberto I di Roma hanno detto loro che era il secondo caso in circa 40 anni. Ascanio e i suoi genitori non erano soli, però. "Mio figlio ha beneficiato di cure chemioterapiche e di tecniche chirurgiche sperimentali. Questi protocolli sono nati dalla ricerca. Se non ci fosse, tutto questo non sarebbe stato possibile", è il suo messaggio lanciato oggi alla platea di giovani scienziati e istituzioni. La ricerca può essere "il punto saldo a cui aggrapparsi nei momenti difficili".

"Per noi - dice - il fatto che ci fosse una terapia sperimentale era una grande speranza, ma anche un'incognita e sapere che comunque c'è la ricerca in questo senso è fonte di speranza. Così mi sono messo a disposizione della Fondazione, raccontando la nostra esperienza per cercare di dare speranza anche chi si trova in una situazione simile e non vede soluzioni. Speranza che la ricerca possa aiutare".

Era il 2011 quando l'ecografia ha rivelato la malattia di Ascanio, una forma aggressiva: 16 masse tumorali, 5 al rene destro e 11 a sinistra. "Ha iniziato subito la chemio, 13 cicli preoperatori. Poi due interventi a distanza di pochi mesi. E ha chiuso a 43 cicli di chemio nell'arco di un paio d'anni". Tempo passato sempre in ospedale, con la vita di ogni giorno da gestire e un fratellino, Adriano, che aveva appena 50 giorni quando per Ascanio sono iniziate le cure. "Era piccolo, abbiamo fatto il massimo - ripete Valerio - molti bambini che ha conosciuto non sono sopravvissuti". Ascanio ha salvato entrambi i reni, metà di quello destro e circa il 20% del sinistro, "perfettamente funzionanti".

Oggi che la tempesta è passata si guarda al futuro: "Dovrà fare controlli per tutta la vita, nefrologici e per il cuore perché alcuni dei farmaci sono cardiotossici, ma si affrontano. Io ho vissuto la malattia di mio figlio con la fede, mia moglie che è ricercatrice ha questa parte scientifica che è predominante. Si è mossa subito in cerca di notizie e informazioni. E al Policlinico abbiamo trovato persone eccezionali. Di sanità si parla soprattutto quando è cattiva, ma va raccontato anche il contrario. Abbiamo avuto al nostro fianco volontari che anche a Ferragosto sono in ospedale a portarti il caffè, a farti compagnia perché la malattia non va in vacanza".

"La vita - continua - cambia in maniera totale. C'è gente che reagisce male, coppie che si separano. E' difficile, ma esperienze come queste ti fanno capire il senso di tutto: spesso ci aggrappiamo al problema della macchina, dell'affitto, del lavoro. Ma la vita vera è quella: avere a che fare con l'essere e il non essere". Ha creduto nella ricerca anche Angela Restelli, 'Pink Runner ambassador'. "Sono una donna 'metastatizzata', ho fatto i conti con grandi sorprese nel mio corpo e ho sempre cercato di non darla vinta a questa malattia che fa soffrire tante donne. Ma la ricerca in questi anni ha fatto grandi passi da gigante e questo l'ho provato sulla mia pelle".

"Mentre, per esempio, le prime chemio mi facevano stare molto male - racconta Restelli - per le ultime che ho affrontato già i farmaci erano diversi e ho gestito meglio quel periodo. Alle donne che stanno affrontando ora la malattia voglio dare un messaggio: abbiate estrema fiducia. Non fatevi bloccare dalla paura e dal dolore. La ricerca è con voi". Ed è importante, aggiunge, "sostenerla in tutti i modi".

Come affrontare un tumore al seno, oltre alle terapie? Restelli pensando alla sua storia non ha dubbi: "E' importante seguire una buona alimentazione e parallelamente fare anche movimento. Con tutto questo, e insieme ai farmaci che hanno aiutato tantissime donne, posso veramente dire 'ce la possiamo fare'". Nel 2014 l'incontro con la Fondazione Veronesi, quando c'è stato "un reclutamento per portare le donne" che si erano misurate con la malattia "a correre la maratona di New York". Le donne Pink, spiega, "dimostrano che una qualsiasi attività di movimento, parallelamente a una buona alimentazione, significa allungare le aspettative di vita e ridurre le insorgenze di recidiva. Per me è stato un regalo. Ci siamo parlate, confrontate anche nei momenti bui e siamo qui con tanta voglia di ridere e un grande amore per la vita".

Non c'è stata solo New York. Angela - che si è ammalata a 39 anni e oggi ne ha 63 - di maratone ne ha fatte altre. "Mia figlia quando tutto è cominciato aveva 8 anni, ora è una donna", prosegue. La malattia si è ripresentata nel 2006. Poi, dopo due anni, facendo una radiografia al torace per una caduta, Angela ha scoperto una metastasi al polmone. E' seguito l'intervento e di nuovo la scoperta di metastasi alle vertebre lombari. "Ma sono andata avanti. Pensavo di non riuscire più a correre e invece sono stata bravissima". Nella sua personale lista di imprese c'è anche la maratona di Parigi "e adesso sto preparando la maratona di Roma. Non c'è due senza tre".

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