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De Lucchi: "Al Campus OpenZone spazi aperti per stimolare idee"

06 aprile 2018 | 17.39
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Rendering del campus scientifico
Rendering del campus scientifico

Non più luoghi angusti dove produrre a testa bassa, ma spazi aperti e stimolanti dove potersi scambiare idee ed esperienze, magari davanti a un libro o a un caffè. Così l'architetto Michele De Lucchi immagina il luogo di lavoro ideale. E così ha progettato il campus scientifico targato Zambon di Bresso, alle porte di Milano, al centro di una grande opera di ampliamento che lo porterà a raddoppiare la sua estensione.

"Tutto nasce dal prendere atto di cosa succede nel mondo - spiega De Lucchi - e nel mondo succede che c'è sempre più bisogno di fare passi avanti e trovare idee". Tutto questo, avverte il designer, "si può esercitare con efficienza soltanto quando le persone stanno insieme". Negli uffici, quindi, "paradossalmente è meno importante avere una scrivania, mentre è più importante il percorso che si fa dal marciapiede al proprio posto di lavoro".

Questo "dà il senso di non andare più a lavorare per stare a testa bassa a produrre, per dare un contributo e definire insieme agli altri le strade migliori per andare avanti". Del resto, prosegue l'archistar, "oggi abbiamo tutto a disposizione; tecnologia, dati; tutte le informazioni che vogliamo ce le abbiamo, ma le usiamo poco". Gli uffici del campus, quindi, avranno sale comuni, sale riunioni, sale per gli incontri, ma anche palestre, ristoranti, bar e caffetterie e anche biblioteche perché "è proprio in quei luoghi che normalmente si va quando si è in cerca di stimoli. Scariche elettriche - conclude - che ti facciano capire meglio quello che stai facendo".

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