Palestina, una generazione alla fame a 25 anni dall’accordo di Oslo

12 settembre 2018 | 16.58

La denuncia nel rapporto ‘Generazione Oslo’ diffuso oggi da Oxfam alla vigilia del XXV anniversario della firma del primo degli accordi tra Israele e Olp. Accordi che “avevano promesso la fine dell'occupazione, la stabilità nella regione e una road map verso la pace ma, denuncia l’organizzazione, nulla di tutto questo si è tradotto in realtà”. Secondo quanto emerge dal rapporto infatti, quasi 1 su 2 dei giovani palestinesi al di sotto dei 29 anni (che rappresentano più della metà della popolazione) è disoccupato, compreso il 53% dei neolaureati. Nella stragrande maggioranza nessuno di loro ha mai avuto la possibilità di votare, perdendo qualsiasi speranza di cambiamento. E se è vero che un terzo desidera lasciare la propria terra e il 73% non nutre alcuna speranza di miglioramento, c’è chi come Haytham, ingegnere di 27 anni assieme a tre altri giovani colleghi a Gaza City si è rimboccato le maniche per creare un prototipo in grado di creare energia elettrica dalle onde del mare e poter così contribuire a far fronte alla drammatica crisi energetica che fa sì che nella Striscia si sopravviva in media con 4 ore di elettricità al giorno. Ma il blocco imposto da Israele da oltre 10 anni lo ha costretto a reperire tutti i materiali dentro la Striscia. Blocco che affossa l’economia palestinese. Secondo le stime del Fondo Monetario Internazionale infatti tra il 1994 e il 2014 la produzione pro-capite nei Territori è cresciuta di appena lo 0,1%, con un terzo del popolo palestinese oggi costretto a vivere in povertà, una condizione che a Gaza riguarda oltre 1 milione di persone tra cui 400mila bambini ma che riguarda tutti i Territori occupati, nonostante i 30 miliardi di dollari di aiuti internazionali stanziati dalla Dichiarazione dei Principi nel 1993 in poi. Eppure, sempre secondo le stime del Fmi, senza le restrizioni imposte dall'occupazione israeliana, il Pil pro capite solo nel 2016 sarebbe aumentato del 37%.

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