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Papa: a Betlemme manifesti-denuncia su quotidianita' dei palestinesi

19 maggio 2014 | 15.18
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Papa: a Betlemme manifesti-denuncia su quotidianita' dei palestinesi

(Aki) - Una serie di manifesti che associano opere pittoriche classiche con scene di vita quotidiana, allo scopo di raccontare la vita dei palestinesi sotto l'occupazione israeliana. E' l'iniziativa del Museo palestinese, in fase di costruzione a Birzeit, in occasione della visita di papa Francesco, che domenica e' atteso a Betlemme. I manifesti, che saranno collocati nella piazza della Chiesa della Nativita' e nel campo profughi di Dheisheh, a sud di Betlemme, sono pensati per "rimandare un messaggio chiaro, ossia che l'occupazione israeliana della Terra Santa e' ancora in corso", come ha dichiarato il direttore del Museo, Jack Persekian.

"La Palestina e' il teatro dei fatti narrati nel Vangelo, che contiene l'insegnamento dei piu' alti valori umani quali l'amore, la bonta', la misericordia. Ma in realta' e' un Paese su cui grava da lunghi decenni l'occupazione israeliana e il cui popolo e' vittima di ogni sorta di oppressione, ingiustizia, espulsione e trattamento disumano", ha aggiunto Persekian. Il contrasto creato dall'accostamento tra famose opere pittoriche come quelle di Caravaggio e fotografie che riprendono i palestinesi nei momenti piu' duri della loro quotidianita', come gli arresti o i controlli ai check-point israeliani, ha l'obiettivo, secondo Persekian, di far capire all'osservatore "quali siano le complicazioni che derivano dalla nostra identita' palestinese", messaggio che "spesso e' difficile spiegare a parole".

I manifesti che papa Francesco vedra' nella sua visita al campo profughi di Dheisheh "raccontano la lunga storia dei profughi palestinesi, che e' iniziata nel 1948 e non si e' ancora conclusa", ha detto Persekian. Le immagini riprendono "scene di vita dei profughi ieri e oggi, ma purtroppo le scene si somigliano molto e questo ci fa capire che le sofferenze dei profughi si aggravano con il tempo, anziche' diminuire". Persekian ha espresso l'augurio che questa mostra "possa contribuire a generare un cambiamento, anche se piccolo, nel modo di considerare la questione palestinese".

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