Gli Stati del Consiglio di cooperazione del Golfo (Ccg) devono mettere in atto riforme economiche per far fronte al calo del prezzo del petrolio, che sta pesando anche sui bilanci pubblici. A sollecitarle è stato il ministro delle Finanze del Kuwait Anas al-Saleh, che nel corso di una riunione regionale a livello di ministri delle finanze e capi di banche centrali ha sollecitato misure per affrontare l'aumento della spesa pubblica, soprattutto sui salari e sussidi, e sforzi per aumentare il ruolo del settore privato.
Saleh ha quindi detto che gli Stati del Golfo devono diversificare le loro economie e "ridurre la dipendenza dal petrolio". "L'attuazione di queste politiche è diventata inevitabile", ha detto Saleh. All'incontro ha partecipato anche l'amministratore delegato del Fondo Monetario Internazionale Christine Lagarde.
Le previsioni indicano una crescita economica media per i sei paesi del Consiglio di cooperazione del Golfo del 4,5 per cento nel 2014-2015, ha spiegato Saleh. "Ma queste previsioni devono essere considerate con cautela alla luce dei rapidi sviluppi regionali e internazionali, in particolare il calo del prezzo del petrolio, che ha iniziato ad avere un impatto sulle finanze pubbliche degli Stati del Ccg", ha aggiunto il ministro kuwaitiano.
Del Ccg fanno parte Bahrain, Kuwait, Oman, Qatar, Arabia Saudita ed Emirati Arabi Uniti, che insieme pompano 17 milioni di barili di greggio al giorno e dipendono dal petrolio per circa il 90 per cento delle entrate pubbliche. I prezzi del petrolio sono crollati di circa il 25 per cento da giugno a causa di un eccesso di produzione, di una domanda inferiore e di una prospettiva economica mondiale cupa. Beneficiando degli alti prezzi del petrolio per più di un decennio, i paesi del Ccg hanno costruito riserve fiscali stimate in 2.450 miliardi dollari dall'Istituto Internazionale delle Finanze.
