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Sudan: Sbai, finche' ci sara' Bashir, ogni donna sara' una Meriam

28 maggio 2014 | 15.26
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(Aki) - ''La vicenda della povera Meriam, che ha partorito in carcere la sua seconda figlia e rischia di essere ammazzata in ogni momento perché accusata di apostasia, è il simbolo del degrado umano e della devastazione del Sudan che è governato da un personaggio colpevole di genocidio ma non viene arrestato e processato dalle autorità internazionali. Al di là del dolore umano per Meriem, il cui futuro è sempre più in bilico, non vedo come ci si stupisca di ciò che accade a quelle latitudini. Perché questo silenzio da chi si dice 'comunità islamica'?”. Così Souad Sbai, giornalista e scrittrice commenta le ultime evoluzioni del caso della sudanese Meriam, condannata a morte perché si è rifiutata di rinnegare la religione cristiana e di convertirsi all'Islam.

''Un genocidio che ancora grida vendetta, trecentomila donne e bambini massacrati senza pietà e oggi l'ennesima, sicuramente non l'unica, violazione dei diritti umani più elementari per un Paese a capo del quale c'è un ricercato per crimini inenarrabili contro l'umanità. I Paesi arabi, assieme all'Europa e agli Stati Uniti, dovrebbero farsi protagonisti non solo di un'azione per liberare Meriam e i suoi piccoli figli destinati al martirio ma anche per cacciare Bashir e processarlo davanti ad un tribunale internazionale. Invece mi pare che l'Europa intrecci grossi affari con il Sudan, nonostante questa situazione. Oggi vogliamo salvare Meriam, ma se rimane al potere un'elite criminale, dominata da Bashir, mentre stiamo parlando moltissime saranno già state ammazzate nel silenzio di tutti. Per Gheddafi, invece, fu tutto molto più facile, per molto meno''.

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