I miliziani jihadisti dello Stato Islamico dell'Iraq e del Levante (Isil) hanno iniziato a vendere il petrolio e il gas estratti dai giacimenti sotto il loro controllo nel nord della Siria a uomini di affari iracheni che attraversano il poroso confine tra i due paesi. Lo hanno denunciato gli attivisti dell'Osservatorio siriano per i diritti umani, un'ong con sede a Londra vicina all'opposizione.
I miliziani jihadisti dello Stato Islamico dell'Iraq e del Levante (Isil) hanno iniziato a vendere il petrolio estratto dai giacimenti sotto il loro controllo nel nord della Siria a uomini di affari iracheni attraverso il poroso confine tra i due paesi. Lo hanno denunciato gli attivisti dell'Osservatorio siriano per i diritti umani, un'ong con sede a Londra vicina all'opposizione.
L'Isil controlla al momento i tutti i principali giacimenti petroliferi della Siria. Nelle ultime settimane, i jihadisti hanno preso il controllo del giacimento di Tanak, situato nella zona desertica di Sheiytat, nella provincia orientale di Dayr az-Zor, al confine con l'Iraq. In precedenze l'Isil con un blitz aveva conquistato il piu' grande giacimento di petrolio della Siria, ad al-Omar, sempre nella provincia di Dayr az-Zor.
Secondo l'Osservatorio, di recente alcune autobotti con targhe irachene sono arrivate nella provincia di Dayr az-Zor per caricare il greggio e trasportarlo verso l'Iraq occidentale. Questi mezzi - sottolineano gli attivisti - appartengono a uomini d'affari iracheni che intrattengono rapporti economici con i jihadisti. Il petrolio viene venduto dall'Isil a prezzi molto contenuti. I miliziani islamici lo commerciano anche a un quinto del prezzo di mercato che supera i 100 dollari al barile.