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Libia: ministro Esteri, siamo campo di battaglia regionale

17 ottobre 2014 | 13.00
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Libia: ministro Esteri, siamo campo di battaglia regionale

La Libia è diventata un campo di battaglia regionale. Lo ha dichiarato il ministro degli Esteri libico del governo riconosciuto dalla comunità internazionale, Mohamed Al-Dairi, intervistato dal quotidiano Asharq Al-Awsat. Da Al-Bayda, dove l'esecutivo è rifugiato per motivi di sicurezza (mentre il Parlamento è insediato a Tobruk) visto che Tripoli è in mano a milizie islamiste, Al-Dairi afferma che ''la Libia è vittima di una guerra regionale scaturita da cambiamenti radicali che hanno avuto luogo nella regione, dalla Tunisia all'Egitto. La verità è che la Libia è diventata il campo di battaglia di conflitti regionali e per regolamenti di conti''.

Il capo della diplomazia di Tripoli, in carica dallo scorso 28 settembre, sottolinea quindi l'importanza della ''legittimità internazionale del governo libico'' per una ''soluzione politica'' della crisi e la creazione di ''uno stato libico moderno'' da realizzare ''insieme''. Alcuni libici, però, ''purtroppo hanno fatto ricorso alla violenza per esprimere il loro dissenso politico''. ''Stiamo cercando di mettere fine ai dolori e alle sofferenze del popolo libico'', ha aggiunto. Alla comunità internazionale e al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, Al-Daiiri chiede un aiuto per ''neutralizzare chi si oppone a un processo politico''.

''A livello nazionale - denuncia - c'è chi sta continuando sul sentiero della violenza per ottenere guadagni politici e militari. A nostro avviso è una condotta miope, perché il ciclo della violenza in Libia non porterà a nulla. Dopo che ci siamo liberati dalle grinfie della dittatura nel 2011'', anno della deposizione del regime di Muammar Gheddafi, Al-Dairi sottolinea la volontà di ''stabilire uno stato fatto di leggi e istituzioni per governare il nostro paese, anche nella fase di transizione come hanno fatto altri stati arabi''.

L'aiuto internazionale alla Libia, spiega il ministro, si traduce nella ''mediazione portata avanti dall'ambasciatore Bernardino Leon'', l'inviato speciale delle Nazioni Unite nel Paese, che comprende ''un aspetto politico e di sicurezza'', con un appello al cessate il fuoco, per ''fermare la distruzione e affrontare il ruolo delle milizie''. Anche il loro disarmo, ha spiegato al-Dairi, è oggetto di discussioni tra Leon e ''le commissioni competenti presso le Nazioni Unite. Ci sono altri Paesi che sosterranno gli sforzi per disarmare le milizie data l'importante posizione politica e geografica della Libia''.

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