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Pakistan: cure e dignità, salone di bellezza per donne sfregiate con acido

29 ottobre 2014 | 13.25
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Pakistan: cure e dignità, salone di bellezza per donne sfregiate con acido

Molto più di un semplice salone di bellezza, seppur di lusso. Un'ancora di salvezza, un 'rifugio' per tante pakistane vittime di uno dei più atroci crimini che si può commettere contro una donna, l'attacco con acido. A dirigerlo è Musarat Misbah, una donna che negli ultimi dieci anni ha trasformato il suo locale in un'organizzazione benefica. Musarat accoglie le donne sfigurate in volto, ne cura le operazioni, restituisce loro una dignità, preparandole per un lavoro. Alcune di quelle che hanno bussato disperate alla sua porta oggi lavorano al suo fianco.

Tutto ha avuto inizio più di 10 anni fa, quando una donna è arrivata nel salone con il volto completamente coperto. "Quando si è tolta il velo, mi sono dovuta sedere, le gambe non mi reggevano. Davanti a me avevo una donna senza volto. I suoi occhi e il naso erano spariti, il collo e la faccia si erano uniti e non poteva muoverli", ha raccontato Musarat alla Bbc.

La donna sperava che Musarat, una vera e propria autorità a Lahore nel campo dell'estetica, la aiutasse a migliorare il suo aspetto. La proprietaria del salone di bellezza allora chiamò dei dottori, chiedendo loro di aiutare la donna. Da allora il locale si è trasformato in un'organizzazione benefica per donne aggredite con acido.

Grazie alle donazioni, negli ultimi 10 anni Musarat ha aiutato centinaia di donne nel suo salone, una delle poche organizzazioni in Pakistan dedite alla causa. Secondo Musarat, il governo non fa abbastanza per aiutare queste donne. "Siccome è una questione prettamente femminile, è in fondo alla lista delle priorità del governo. Loro (le autorità, ndr) dicono che danneggia l'immagine del nostro paese, per questo motivo mettono tutto a tacere", spiega.

Gli attacchi con acido contro le donne, un'atrocità tornata di recente all'attenzione della stampa occidentale con l'ondata di aggressioni a Isfahan, in Iran, è in alcuni Stati come il Pakistan ancora considerato un argomento tabù. Nel paese asiatico - riporta la Bbc - ci sono stati almeno 160 attacchi quest'anno, ma secondo alcune ong il numero sarebbe ben più alto. E nei rari casi che arrivano davanti a un giudice, i responsabili restano spesso impuniti.

"Le vittime e i loro familiari sono come marchiati a fuoco e sono sottoposti a forti pressioni sociali", dice Saad Rasool, un deputato che sta lavorando a una nuova legge contro gli attacchi con acido che permetta finalmente di punire i responsabili.

Huma Shahid è stata aggredita a gennaio. Era una docente universitaria. Qualcuno le ha gettato dell'acido in faccia appena uscita di casa, poi è scappato su una moto. "E' stato 10 giorni prima del mio matrimonio. Avrei dovuto sposare l'uomo che mi adorava, ma all'improvviso la mia vita è cambiata", afferma Huma, che da quel giorno non ha più trovato il coraggio di guardarsi allo specchio.

"Mi sento schiacciata dall'assoluta brutalità di questo crimine. La gente mi dice che sono forte, ma non lo sono visto che non riesco a guardarmi così", è la sua testimonianza. Huma sostiene che mai avrebbe pensato un giorno di essere aggredita con l'acido, un abominio - pensava a torto - che riguardava solo le donne delle aree rurali e non istruite.

Huma ha avuto la forza di denunciare i suoi assalitori, ma non ha avuto giustizia. "E' molto frustrante talvolta realizzare che la persona che mi ha fatto questo non è ancora stata arrestata. Delle volte mi sento indifesa". Malgrado lei ancora si sottoponga a operazioni, Huma spera che un giorno sarà di nuovo in grado di guardarsi allo specchio.

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