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Iran: ipotesi trasferimento riserve uranio in Russia, ma Teheran nega

04 novembre 2014 | 13.52
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Iran: ipotesi trasferimento riserve uranio in Russia, ma Teheran nega

E' ormai una guerra psicologica tra l'Iran e il gruppo 5+1 (Usa, Russia, Cina, Francia, Gb e Germania) in vista della fase finale dei negoziati sul contestato programma nucleare di Teheran. Le parti continuano a darsi battaglia in pubblico, mentre dietro le quinte fervono le trattative per superare i nodi ancora sul tavolo e raggiungere un accordo entro il 24 novembre.

Una delle questioni irrisolte riguarda le riserve di uranio arricchito dell'Iran. Si tratta di un punto essenziale del negoziato, un cui nuovo round si terrà l'11 novembre in Oman, all'indomani di un trilaterale tra il capo della diplomazia di Teheran, Mohammad Javad Zarif, il segretario di Stato Usa, John Kerry, e l'ex Alto rappresentante Ue per gli Affari esteri, Catherine Ashton, che continuerà a seguire il dossier iraniano.

Secondo le indiscrezioni lanciate dal New York Times, citando fonti diplomatiche vicine ai negoziati, le autorità iraniane avrebbero dato un via libera, almeno in linea di principio, al trasferimento di loro ingenti riserve di uranio in Russia. Un accordo subito smentito da Teheran, che nel giorno del 35esimo anniversario della presa degli ostaggi all'ambasciata Usa, ha respinto le indiscrezioni, parlando di "speculazioni politicamente motivate" diffuse da "alcuni media stranieri".

L'indiscrezione lanciata dal Nyt aveva illuso sull'imminente sblocco dell'impasse nei negoziati, apparentemente arrivati a un binario morto. In base all'accordo, hanno riferito le fonti citate dal quotidiano americano, i russi avrebbero convertito l'uranio in barre di combustibile nucleare per alimentare la centrale nucleare di Bushehr, la prima nella storia della Repubblica islamica. Una volta che l'uranio viene convertito in barre di combustibile è estremamente difficile riutilizzarlo per produrre armi atomiche.

Il via libera al trasferimento di uranio in Russia, che ha fornito all'Iran il 'know-how' per realizzare l'impianto di Bushehr, avrebbe allentato i timori delle potenze mondiali su una possibile dimensione militare del programma nucleare degli ayatollah, anche se sarebbero rimasti ancora da risolvere alcuni punti, come il numero delle centrifughe per l'arricchimento dell'uranio che l'Iran può mantenere in funzione e la questione dei tempi della revoca delle sanzioni.

Fonti diplomatiche hanno spiegato che l'intesa sul trasferimento delle riserve di uranio in Russia avrebbe comunque significato un passo avanti verso l'accordo definitivo, una sorta di "pietra angolare di qualcosa più grande", come ha spiegato un americano molto coinvolto nelle trattative.

Immediata è arrivata la doccia fredda da Teheran. Il governo iraniano ha smentito le indiscrezioni, con la portavoce del ministero degli Esteri, Marzieh Afkham, che ha sottolineato come l'articolo del Nyt abbia l'obiettivo di influenzare il clima dei colloqui tra l'Iran e il gruppo 5+1 in vista dell'incontro in Oman. Sulla mossa, tuttavia, potrebbe aver pesato l'anniversario della presa degli ostaggi, una delle ricorrenze più celebrate dall'establishment della Repubblica islamica.

La Afkham, citata dal sito dell'emittente Press Tv, ha precisato che i negoziatori di Teheran che prenderanno parte ai prossimi negoziati hanno l'obiettivo di preservare "gli interessi nazionali e i diritti del popolo iraniano" sul nucleare, a prescindere dalle "montature della stampa occidentale".

Già nel 2009 Iran e 5+1 sembravano a un passo da un accordo per il trasferimento all'estero delle riserve di uranio della Repubblica islamica in cambio di combustibile nucleare. L'allora presidente, Mahmoud Ahmadinejad, affermò di "non aver problemi a mandare all'estero l'uranio arricchito". A bloccare l'intesa fu l'intervento della Guida Suprema, l'ayatollah Ali Khamenei. Oggi, come allora, è ancora Khamenei il fattore decisivo dell'accordo. Tutto dipende dalla sua volontà. Lo sanno bene i negoziatori dei 5+1 e lo stesso governo di Hassan Rohani.

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