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Turchia: giornalista sfuggito a arresto, così Edogan rafforza opposizione

15 dicembre 2014 | 15.32
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Turchia: giornalista sfuggito a arresto, così Edogan rafforza opposizione

Con l'ultima ondata di arresti di giornalisti in tutta la Turchia, il presidente Recep Tayyip Erdogan ha commesso un "errore grave" e otterrà il "risultato opposto" a quello sperato, rafforzando i suoi oppositori. Ne è convinto Kerim Balci, editorialista del quotidiano Zaman, legato al religioso Fethullah Gulen. Il direttore di Zaman, Ekrem Dumanli, è stato arrestato ieri inseme ad altre 26 persone. E lo stesso Balci era nelle lista delle persone colpite da mandato d'arresto. Si trovava però negli Stati Uniti, per una conferenza alla Indiana University.

"L'operazione - dice Balci in un'intervista telefonica ad Aki-Adnkronos International - è una vendetta del presidente per la vicenda dello scandalo in materia di corruzione", che alla fine del 2013 ha quasi fatto cadere il governo dell'allora premier Erdogan. L'attuale capo dello stato accusa Gulen e la sua rete di sostenitori, media e scuole di aver creato uno "stato parallelo" e di aver architettato quello scandalo con l'obiettivo di far cadere il suo governo.

Con questi arresti, secondo Balci, Erdogan ha "fornito una prova" all'opposizione sulle sue reali intenzioni. "Ci aspettavamo questi arresti - dice - anche se non credevo che si partisse dai vertici. Mi aspettavo che avrebbero arrestato me, ma non il direttore Dumanli. Questo è stato l'errore di Erdogan, che ha scatenato uno scandalo internazionale, spingendo l'Ue e gli Usa a denunciare il suo operato".

'Gulen ora più seguito, aumenteranno i lettori di Zaman'

L'effetto che certo Erdogan non si aspetta, ma che secondo Balci ha invece ottenuto, è quello di rafforzare Gulen e i suoi media. "Sono certo - dice - che ora aumenteranno gli abbonamenti, in Turchia e fuori, a Zaman e a tutti i media del gruppo".

La mossa di ieri è sintomo della "debolezza politica" di Erdogan, che secondo l'editorialista "ha perso la testa" e ha intrapreso una "lotta personale contro la democrazia", che fa male alla Turchia e, in fin dei conti, allo stesso presidente.

"Colpendo le banche legate a Gulen - spiega - Erdogan ha indebolito l'economia del paese", che dopo anni di forte crescita conosce una brusca frenata. "Chiudendo le scuole di Gulen - continua - smaschera le debolezza del sistema educativo nazionale, che solo gli istituti privati rendevano valido e che il governo non è stato in grado di riformare in tanti anni".

'Vorrei tornare in patria a lottare per democrazia ma editore mi chiede di stare qui'

Erdogan gode ancora in patria di un forte consenso ed "è stato abile a portare dalla sua la maggior parte della popolazione, quindi i tempi per un cambiamento - secondo Balci - saranno lunghi". Ma all'interno dello stesso partito islamico di Erdogan, l'Akp, "si cominciano a criticare i suoi errori, perché stanno distruggendo la credibilità internazionale della Turchia, così come la sua economia".

Balci dice di non sapere quando e se potrà tornare in Turchia. "Ho con me il mio biglietto di ritorno - spiega - e voglio tornare in patria per partecipare da dento a questa lotta per la democrazia. Ma i miei superiori a Zaman mi chiedono di stare qui, per fare rete con i mezzi di informazione internazionale e spiegare cosa succede in Turchia. Vedremo".

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