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Siria: velate e sottomesse, il racconto delle donne sotto l'Is

17 febbraio 2015 | 14.06
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Crescenti sono infatti le restrizioni che riguardano la componente femminile della società, come raccontano le stesse donne in una serie di interviste rilasciate via Skype e telefono con il quotidiano britannico Guarduan da Mosul in Iraq e dalle siriane Raqqa e Deir Ezzour

Siria: velate e sottomesse, il racconto delle donne sotto l'Is

Possono uscire di casa solo se velate e rigorosamente accompagnate da un uomo. Sono le donne che vivono sotto lo Stato Islamico (Is), ovvero nelle zone tra Iraq e Siria dove Abu Bakr al-Baghdadi ha proclamato il suo 'Califfato'. Crescenti sono infatti le restrizioni che riguardano la componente femminile della società, come raccontano le stesse donne in una serie di interviste rilasciate via Skype e telefono con il quotidiano britannico Guarduan da Mosul in Iraq e dalle siriane Raqqa e Deir Ezzour.

''Ho dovuto lasciare i miei studi universitari ad Aleppo perché non mi era permesso passare i posti di blocco senza un mahram (un guardiano, ndr) e lasciare la città da sola come facevo prima'', ha detto da Raqqa Sama Maher, 20 anni, arrestata più volte dalla polizia religiosa per aver violato le leggi imposte dall'Is. ''E' vietato alle donne di Raqqa e Deir Ezzour uscire senza un guardiano uomo. E' un problema perché io non ne ho nemmeno uno, ho solo cinque sorelle'', ha spiegato.

Gli stessi guardiani subiscono punizioni se le donne non rispettano il codice dell'abbigliamento, che prevede un velo integrale stile quello saudita e disegnato dall'Is. Inizialmente molte donne si erano ribellate, ma si sono poi adeguate alle nuove disposizioni dopo essere state picchiate, umiliate e multate. Gli uomini, che possono subire le stesse punizioni, costringono quindi ora le loro mogli e figlie ad adeguarsi alle leggi dell'Is.

''Hanno costretto le donne di tutte le età a indossare il velo, anche se la maggior parte delle donne di Mosul porta l'hijab'', ha detto la pediatra Maha Saleh, 36 anni. ''All'inizio alcune dottoresse si erano rifiutate e avevano scioperato, restando a casa. Ma i jihadisti dell'Is hanno preso le ambulanze e sono andate a prenderle a casa costringendole con la forza a tornare in ospedale'' e a indossare il velo, ha aggiunto.

Le bambine non vengono risparmiate dal rispetto del codice di abbigliamento islamico. Quando sono state riaperte le scuole a Mosul lo scorso ottobre, Samar Hadi, madre di cinque figli, ha mandato le sue due figlie Hala di sei anni e Tiba di sette a scuola senza hijab, come aveva sempre fatto. ''Dopo due giorni il preside ha detto loro che dovevano indossare l'hijab a scuola. Così ho fatto'', ha spiegato.

Timori di ritorsioni riguardano tutti. I tassisti o gli autisti di autobus, infatti, rifiutano il trasporto a donne non accompagnate da un uomo o a quelle non velate, anche se l'Is ha tolto l'obbligo di indossare il velo per le donne di età superiore ai 45 anni. In ambito ospedaliero, invece, l'Is consente a un medico di visitare una donna, a patto che questa resti velata. Imposta la chiusura, infine, a tutti i parrucchieri per donne.

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