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A. Saudita: la rivoluzione di re Salman, che accantona intesa con gli Usa

29 aprile 2015 | 18.18
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Nuovi ministri, più poteri al figlio e al nipote, l'uscita di scena del principe Muqrin. In politica estera un attivismo anti-Iran, all'interno porte aperte agli islamici radicali perseguitati dal precedente monarca

A. Saudita: la rivoluzione di re Salman, che accantona intesa con gli Usa

Il re saudita Abdullah è morto solo da tre mesi, ma quella messa in atto dal suo successore Salman in questo breve lasso di tempo può già essere considerata una rivoluzione, che non necessariamente piacerà agli Stati Uniti, storici alleati di Riad. Il 79enne Salman si è insediato dopo la morte del suo fratellastro Abdullah, il 23 gennaio. Pochi giorni dopo, aveva già assegnato gran parte degli affari correnti del regno al figlio Mohammed bin Salman e al nipote Mohmmed bin Nayef, esponente come lui dei Sudairi, un potentissimo clan della famiglia al-Saud.

Sotto questa nuova leadership, Riad è diventata rapidamente più indipendente da Washington, ha dato il via a una guerra contro gli sciiti nel vicino Yemen e ha riaperto le porte del regno agli islamici conservatori invisi al suo precedessore Abdullah. Il colpo di spugna definitivo sulla precedente gestione è arrivato oggi. Salman ha infatti nominato il nipote 55enne Mohmmed bin Nayef (che è anche ministro degli Interni), nuovo principe della corona. Il figlio 29enne Mohammed bin Salman è invece stato nominato vice principe della corona, quindi terzo in linea ereditaria per l'ascesa al trono.

Nel compiere questa mossa, il re ha liquidato il precedente principe della corona, il fratellastro Muqrin. A saltare subito all'occhio è lo svecchiamento della corte reale. "Il principale cambiamento portato da re Salman è il trasferimento del potere a una nuova generazione", ha detto al Wall Street Journal l'attivista politico islamico-conservatore Abdelaziz al-Ghassim, avvocato a Riad. "Il principe Muqrin non ha mai esercitato alcun tipo di potere - ha aggiunto - Ora invece il re sta preparando una nuova generazione, alla quale affida posizioni chiave".

In effetti finora nel regno le decisioni erano prese da leader molto anziani e spesso in condizioni di salute precarie. Lo svecchiamento voluto da Salman ha prodotto immediatamente effetti in politica estera, con un sorprendente attivismo saudita a livello regionale e con un compattamento del fronte sunnita intorno a Riad e contro gli sciiti iraniani. Il rilancio del dialogo tra Teheran e gli Usa ha irritato i sauditi, che non hanno esitato, lo scorso mese, a dare il via a raid aerei contro i ribelli sciiti dello Yemen, appoggiati proprio dall'Iran. La campagna in Yemen può essere considerata la prima guerra saudita in un altro paese da quella del 1934, sempre in Yemen.

Anche se la politica estera di Salman attira maggiormente l'attenzione dei media occidentali, quello che accade all'interno del paese non è meno importante. Il re ha riconquistato la fiducia della maggioranza conservatrice del paese, mettendo fine alla politica moderatamente liberista di Abdullah. Ha da poco sostituito i vertici dell'Ente per la promozione della virtù e la prevenzione del vizio (una sorta di polizia religiosa), che è subito diventato molto attivo, con i suoi agenti che hanno ricominciato a controllare e censurare i comportamenti dei sauditi per strada, nei centri commerciali e anche in alcuni quartieri abitati soprattutto da stranieri.

In questa logica restauratrice, ha revocato l'incarico alla donna che finora ricopriva l'incarico più importante nel paese, la vice ministra dell'Istruzione Noura Al Fayez, la cui nomina da parte di re Abdullah era stata vista come un'apertura incoraggiante dagli Usa e dall'Occidente. Queste mosse sono piaciute molto ai conservatori. Per Mohsen al-Aeaji, avvocato e attivista imprigionato sei volte sotto Abdullah per le sue idee islamiche radicali, si tratta di "segnali molto positivi".

"Sotto re Abdullah - ha detto - molte decisioni erano prese contro la volontà del popolo e avevano aperto un profondo conflitto con i conservatori. Invece re Salman è un uomo di buonsenso". Gradito ai conservatori anche l'allentarsi della morsa che Abdullah aveva stretto intorno ai Fratelli Musulmani. "L'Arabia Saudita è il centro dell'Islam - ha commentato l'analista politico Abdullah al-Shammari - Non abbiamo mai voluto essere liberali. Nel momento in cui l'Arabia Saudita deciderà di essere liberale, collasserà".

Fautore della politica di aperture di Abdullah, nonché della guerra ai Fratelli Musulmani, era il suo capo della Corte reale, Khalid al-Tuwaijiri, rimpiazzato da Salman già a gennaio con il giovane figlio Mohammed, che continua a essere ministro della Difesa e capo della commissione ministeriale per l'economia e lo sviluppo. L'erede al trono Mohammed al-Nayef presiede invece il comitato per gli affari politici e la sicurezza. Insieme, i due principi controllano l'operato di tutti gli altri ministri.

Molti ministri di Abdullah sono già stati messi da parte e oggi è toccato a quello degli Esteri, Saud al-Faisal, in carica dal 1975 e sostituito con Adel al-Jubeir, dal 2007 ambasciatore di Riad negli Stati Uniti. Cambio di ministro anche alla Sanità, dove è stato nominato Khalid al-Falih, finora amministratore delegato di Aramco, la compagnia nazionale per gli idrocarburi.

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