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Turchia: dall'Is al Pkk, i quattro fronti di guerra di Ankara

28 luglio 2015 | 13.52
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Ankara combatte anche l'Ypg in Siria e i radicali di sinistra nel Paese

 - INFOPHOTO
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Non solo lo Stato Islamico (Is), ma anche il Pkk, i curdi siriani dell'Ypg (l'Unità di mobilitazione del popolo curdo) e i radicali di sinistra del Dhkp-C sono finiti nel mirino dell'esercito turco, che dalla scorsa settimana ha iniziato a bombardare sia i jihadisti di Abu Bakr al-Baghdadi in Siria, sia gli ormai ex partner di un processo di pace avviato nel 2013 con il leader curdo Abdullah Ocalan con i quali era stato concordato un cessate il fuoco, oltre a condurre una serie di blitz contro l'opposizione. Il risultato è una spirale di violenza all'interno della Turchia, che contemporaneamente ha firmato un patto con gli Stati Uniti per l'utilizzo della base aerea della Nato di Incirlik da parte di droni e aerei da combattimento americani.

Lo Stato islamico è il nemico numero uno. Per molti mesi i governi occidentali e i gruppi dell'opposizione locale, in particolare le fazioni curde nel sud-est della Turchia, hanno esortato il governo di Ankara ad affrontare in modo più aggressivo l'Is. Il gruppo estremista ha consolidato la propria posizione in Siria e in Iraq anche sfruttando il confine poroso con la Turchia attraverso il quale ha importato armi, combattenti e denaro. Alcuni critici accusano il governo del presidente turco Recep Tayyip Erdogan di sostenere l'Is.

Nelle prime fasi del conflitto in Siria, inoltre, Erdogan è stato il leader mondiale più esplicito nel chiedere le dimissioni del presidente siriano Bashar al-Assad, considerando insoddisfacente la campagna aerea della Casa Bianca contro l'Is e chiedendo un'azione internazionale più diretta contro il regime di Damasco. Ora sembra in corso un cambiamento. Washington e Ankara hanno concordato una "zona di sicurezza" sul lato siriano del confine, rispondendo a una richiesta della Turchia di una no-fly zone e un "porto sicuro" nel nord della Siria, contribuendo così ad alleviare l'enorme flusso di profughi siriani nel Paese.

C'è poi il Pkk, una fazione separatista curda considerata un'organizzazione terroristica dagli Stati Uniti e Turchia. Dopo l'Is, i jet turchi hanno colpito anche i campi del Pkk nel nord dell'Iraq, dove militanti curdi sono stati accusati di aver compiuto la scorsa settimana attacchi contro la polizia turca e uomini della sicurezza. Il Pkk è emerso nel 1980 come la principale ala militare della minoranza curda della Turchia, la cui identità culturale è stato repressa per decenni da Ankara. Si stima che circa 40mila persone siano morte in circa trent'anni di ostilità, fino a quando il leader del Pkk in carcere, Abdullah Ocalan, ha annunciato il cessate il fuoco nel 2013. Una diminuzione del suo controllo sulla base e la frustrazione rispetto a un processo di pace inefficace e in stallo ha portato la linea dura a riavviare un confronto armato.

I funzionari Usa precisano che gli attacchi turchi contro il Pkk non abbiano nulla a che fare con il coordinamento tra Washington e Ankara nella lotta contro l'Is. Ma per Ankara la guerra al Pkk rientra in una lotta globale contro i terroristi in Turchia. Ideologicamente, comunque, il Pkk non potrebbe essere più lontano dall'Is. Le sue radici politiche sono di stampo marxista-leninista e la sua leadership politica è fermamente laica, con l'impiego di donne in battaglia, molte delle quali in prima linea contro lo Stato islamico.

In Siria ci sono quindi i curdi dell'Ypg, le Unità di mobilitazione del popolo curdo, che hanno denunciato di essere stati presi di mira dalla Turchia nel nord del Paese. Le conquiste territoriali in Siria da parte dell'Ypg, che politicamente ha legami diretti con il Pkk, non vanno giù ad Ankara, che ancora una volta teme la volontà di far nascere una patria curda. A Diyarbakir, la più importante città a maggioranza curda nel sud-est della Turchia, le fazioni curde siriane sono benvolute dagli abitanti e centinaia di giovani curdi si sono uniti alla lotta dell'Ypg in Siria.

Il mese scorso un portavoce del Partito dell'Unione Democratica, partner politico dell'Ypg, ha fatto sapere che qualsiasi intervento militare da parte della Turchia in Siria può essere interpretato come un atto di "aggressione" da parte di soggetti "invasori". Funzionari turchi, invece, accusano i curdi siriani di collaborare con il regime di Assad.

Nel mirino del governo di Ankara ci sono anche i radicali di sinistra, ovvero il Dhkp-C, un gruppo estremista marxista che ha rivendicato attacchi contro i politici e la polizia. Per Washington si tratta di un gruppo terrorista e per Ankara un soggetto da eliminare. I numerosi blitz della polizia turca in corso da venerdì, e durante i quali è stato anche ucciso un membro del Dhkp-C, hanno scatenato disordini e scontri nel quartiere Gazi di Istanbul, dove è molto forte il sentimento anti-Erdogan.

Il caos arriva in un momento in cui la Turchia sta ancora cercando di formare un governo dopo le elezioni di giugno che hanno visto l'Akp di Erdogan perdere la maggioranza parlamentare per la prima volta in dieci anni e il partito curdo dell'Hdp entrare per la prima volta nel Parlamento di Ankara.

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