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Terrorismo: Vidino, accuse Putin per convincere che Assad paladino anti-Is

17 novembre 2015 | 15.53
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Lorenzo Vidino
Lorenzo Vidino

Il presidente russo Vladimir Putin "fa il suo gioco, vuole screditare agli occhi dell'opinione pubblica chi è sul fronte opposto al suo, vuole mostrare Bashar al-Assad come il paladino del fronte anti-Is, convincere che chi è contro Assad è a favore dell'Is. In un certo senso, con Arabia Saudita e Turchia, qualche ragione ce l'ha". Così Lorenzo Vidino, direttore del Programma sull'estremismo della George Washington University, interpreta quanto ha affermato ieri Putin, secondo il quale lo Stato islamico (Is) "è finanziato da individui di 40 paesi, inclusi alcuni membri del G20".

"Chiaramente si riferiva all'Arabia Saudita - dice Vidino in un'intervista ad Aki-Adnkronos International - Le accuse non sono totalmente fuori luogo. Si può dire che almeno fino a qualche tempo fa l'Arabia Saudita finanziava chiunque si opponesse ad Assad. Con soldi e denaro, foraggiava qualunque gruppo sunnita attivo in Siria, compreso lo Stato islamico".

"In tempi più recenti - precisa Vidino, che collabora con l'Ispi ed è autore di uno studio sul jihadismo autoctono in Italia - c'è stata in Arabia Saudita la realizzazione che l'Is è una minaccia alla sicurezza interna, perché ha eseguito attentati in territorio saudita contro moschee sciite e contro le forze di sicurezza".

'Per intelligence Is vende petrolio in Turchia a soggetti legati a governo'

"Ma - continua - come succede tutte le volte che si ha a che fare con l'Arabia Saudita, alcune ambiguità restano possibili. Inoltre la realtà sul terreno è complessa, ci sono gruppi che oggi combattono con l'Is, domani con al-Nusra o con altri. Quindi gli stessi finanziatori spesso non hanno certezza di dove finiscano i loro soldi".

E' indubbio, inoltre, che dall'Arabia Saudita arrivino all'Is anche finanziamenti di privati. "Qui - spiega Vidino - si va dal politico all'ideologico. Ci sono sondaggi non ufficiali secondo i quali un'ampia fascia della società saudita condivide l'ideologia quando non l'operato dell'Is. Questo è un problema che riguarda non solo l'Arabia Saudita, ma anche alcuni soggetti in Qatar, nel Kuwait, in Bahrain. Ma questo succede anche in Europa. Anche a Londra possono esserci tanti soggetti privati che finanziano gruppi in Siria".

Il riferimento di Putin, secondo l'esperto, poteva riguardare anche la Turchia, che alcune intelligence occidentali accusano di finanziare l'Is comprando il suo petrolio su mercato nero. "La vendita del petrolio - dice - è una delle fonti principali di finanziamento dell'Is, se non la principale. Le intelligence occidentali e non solo ritengono che essa sia fatta in Turchia e a soggetti legati al governo, perché non sono certo i privati che comprano il petrolio".

'In Turchia giro di vite su jihadisti, ma petrolio resta loro fonte finanziamento'

"Per lungo tempo Ankara ha accettato qualche forma di convivenza con l'Is, per motivi diversi da quelli dell'Arabia Saudita, come far fronte ai curdi nelle zone di confine - continua Vidino - Ora, dopo i recenti attentati in Turchia, c'è stato un giro di vite ed effettivamente il confine turco non è più quel colabrodo che era fino a poco fa. Ma che la vendita del petrolio sia ancora in atto è acclamato. Non a caso la scorsa settimana un raid degli Stati Uniti ha preso di mira i pozzi di petrolio nel nord-est, per bloccare quella che è ancora un'importante fonte di finanziamento".

Assad accusa anche molti paesi occidentali di finanziare l'Is. "Ci sono dinamiche oscure - commenta Vidino - E' risaputo che alcuni paesi occidentali abbiano finanziato gruppi ribelli sunniti e tra questi anche gruppi islamisti 'soft'. Nel mare magnum dell'opposizione siriana, però, le dinamiche sono complesse e tra milizia e milizia possono esserci legami indiretti che rendono impossibile capire a chi arrivino gli aiuti".

"Ci sono - conclude - alleanze che cambiano di continuo, ci sono gruppi sconfitti dall'Is, che si impossessa di quanto essi hanno ricevuto dall'Occidente, ci sono infine mediatori, soprattutto nel Golfo, che affermano di aver consegnato gli aiuti a un gruppo e poi li hanno invece dati ad altri".

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