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"Khashoggi fatto a pezzi. E' come Pulp Fiction"

10 ottobre 2018 | 12.50
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Jamal Khashoggi (Afp) - AFP
Jamal Khashoggi (Afp) - AFP

Emergono nuovi inquietanti dettagli sulla scomparsa di Jamal Khashoggi, il giornalista saudita di 59 anni, collaboratore del 'Washington Post', sparito il 2 ottobre nel consolato di Riad a Istanbul. Voce critica rispetto al principe ereditario Mohammed bin Salman, secondo quanto scrive il New York Times, Khashoggi sarebbe stato ucciso all'interno del consolato. Il quotidiano statunitense cita autorevoli fonti della sicurezza turca, che parlano di operazione rapida e complessa.

Nel giro di due ore dal suo arrivo nel consolato, scrive il Nyt, Khashoggi sarebbe stato ucciso da un gruppo di agenti sauditi e il suo corpo sarebbe stato fatto a pezzi con una sega. "E' come 'Pulp Fiction''', ha detto la fonte al Nyt. Resta da chiarire, si legge sul giornale, come il governo turco sia giunto alla conclusione che Khashoggi sia stato ucciso.

IL FURGONE NERO - Tra i dettagli emersi nelle ultime ore ci sono poi le immagini trasmesse dall'emittente turca CCTV che mostrano un furgone nero che parte dal consolato dell'Arabia Saudita a Istanbul dopo l'ingresso nell'edificio di Khashoggi. L'ipotesi che il giornalista saudita fosse sul furgone nero Mercedes-Benz Vito, vivo o morto, è stata avvalorata anche dall'emittente News channel 24, che ha trasmesso l'immagine del veicolo parcheggiato davanti al consolato quando il giornalista ha fatto il suo ingresso. Dopo, ha riferito l'emittente, il furgone si è diretto verso la residenza del console, che dista circa due chilometri, e ha parcheggiato in garage.

I 15 SOSPETTI - Intanto a Instanbul le autorità turche hanno individuato quindici sospetti per la scomparsa del giornalista. Secondo quanto riferito dal quotidiano turco Daily Sabah, una fonte vicina alle indagini ha precisato al Middle East Eye che uno dei 15 è a capo del dipartimento forense della Sicurezza generale saudita. Il Daily Sabah ha spiegato che i sospetti, tutti di nazionalità saudita, sono arrivati all'aeroporto Ataturk di Istanbul da Riad su due jet privati il 2 ottobre, giorno della scomparsa di Khashoggi. La maggior parte di loro ha soggiornato presso il Wyndham Grand Hotel e il Movenpick Hotel, entrambi vicini al consolato saudita. L'emittente turca Ntv ha quindi diffuso oggi video di alcuni sauditi che dall'aeroporto di Istanbul hanno raggiunto il Movenpick Hotel e poi al consolato. I 15 sono ripartiti in momenti doversi, ha precisato il Daily Sabah. Finora Riad ha parlato di accuse ''infondate'', sostenendo che il giornalista abbia lasciato il consolato, ma senza fornire prove.

L'APPELLO DELLA FIDANZATA - Sulle pagine del 'Washington Post', la fidanzata di Khashoggi, Hatice Cengiz, ha rivolto un appello al presidente degli Stati Uniti Donald Trump affinché intervenga per far luce sulla vicenda. Ricordando che il fidanzato si è sempre ''battuto per i suoi principi'', la donna ha detto di ''avere fiducia nelle capacità dei funzionari del governo turco''. ''In questo momento imploro il presidente Trump e la first lady Melania Trump di far luce sulla scomparsa di Jamal'' ha scritto la donna, rivolgendosi inoltre alla ''Arabia Saudita, e soprattutto a re Salman e al principe ereditario Mohammed bin Salman, perché mostrino lo stesso livello di sensibilità e permettano la consultazione delle riprese delle telecamere del consolato''.

Nel suo intervento, Cengiz ha sottolineato che, nonostante Khashoggi sapesse che i suoi articoli avevano fatto arrabbiare qualcuno, era entrato nel consolato ''senza dubitare che lì sarebbe stato al sicuro'', ma dopo tre ore la donna ha spiegato di aver provato ''paura e preoccupazione''. Definendolo un ''grande uomo'', la donna ha detto di avere fiducia nel fatto che il fidanzato sia ancora vivo, ''sebbene la mia speranza si affievolisca ogni giorno che passa''.

Khashoggi aveva lasciato l'Arabia Saudita nel settembre dello scorso anno e si era trasferito negli Stati Uniti, dove aveva fatto richiesta di cittadinanza. Ex consigliere del governo saudita, Khashoggi aveva una posizione apertamente critica rispetto al principe Mohammed bin Salman, accusandolo di aver introdotto una nuova era di "paura, intimidazione, arresti".

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