Per il sovrano è necessario "rafforzare il ruolo delle donne nell'inquadramento spirituale dei cittadini", recita una direttiva destinata al ministero degli Affari Islamici.
"Incrementare il numero delle donne ulema" nelle istituzioni religiose del Marocco. Sono queste le ultime direttive impartite da re Muhammad VI al ministero degli Affari islamici, allo scopo di rafforzare la presenza e il ruolo delle donne ai vertici delle istituzioni religiose marocchine. La direttiva esorta il ministero a "rafforzare la rappresentatività delle donne nell'inquadramento spirituale dei cittadini" e questo "aumentando il numero delle esperte di religione nel Consiglio superiore e nei Consigli regionali degli ulema", come si legge in una nota del ministero degli Affari islamici.
Una decisione, afferma il comunicato riportato dai media locali, che "conferma le grandi speranze che il re riserva al ruolo della donna e il suo grande contributo alla realizzazione di una rinascita globale della comunità".
Da molti anni in Marocco, dove dal 1999 al potere c'è Muhammad VI, si registrano iniziative per il rafforzamento del ruolo della donna. Nel 2005, ad esempio, il regno ha promosso la figura delle 'murchidat', ossia 'predicatrici' destinate a trasmettere i valori religiosi a donne e bambini nelle carceri, negli ospedali, nei luoghi di lavoro e negli spazi associativi, riconoscendo così un ruolo religioso-educativo alle donne nella sfera pubblica. Tuttavia, nonostante la Costituzione marocchina sancisca l'uguaglianza di genere e la riforma del codice della famiglia (la mudawana) del 2004 abbia segnato una svolta per lo statuto della donna marocchina, esistono a tutt'oggi forti resistenze a riconoscere alle donne un ruolo nella società in generale e in ambito religioso in particolare, e questo anche a causa della cultura patriarcale di cui la religione è portatrice.
