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Iraq: pochi medici e sharia in ospedale, le difficoltà sanitarie sotto l'Is

26 novembre 2014 | 14.15
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Iraq: pochi medici e sharia in ospedale, le difficoltà sanitarie sotto l'Is

Allo Stato Islamico (Is) mancano i dottori. A poco è servito l'ultimatum posto un mese fa ai medici di Mosul, ai quali è stato chiesto di tornare al lavoro, pena la perdita dei propri beni e l'impossibilità di rientrare in futuro. La grande carenza nel Califfato sta proprio nel sistema sanitario e quindi nel rispondere alle richieste di medicinali o di cure negli ospedali. Inoltre, riferiscono fonti mediche, l'Is ha imposto regole che hanno allontanato dottori, come l'impossibilità per medici maschi di lavorare insieme a colleghe donne, e compromesso la vita dei pazienti. Questo potrebbe portare con sé un calo nel sostegno all'Is nelle zone dell'Iraq dove inizialmente i sunniti avevano visto di buon occhio l'avanzata degli uomini di Abu Bakr al-Baghdadi, come una rivincita rispetto al governo del premier sciita Nuri al-Maliki.

Contattati telefonicamente dal Washington Post, i medici di quattro dei sette ospedali di Mosul confermano che l'Is continua ad applicare una rigida versione della Sharia. Alle dottoresse, ad esempio, non è permesso lavorare di notte e quando sono in servizio devono coprire completamente il proprio volto. Vietati anche i programmi di contenimento delle nascite e la prescrizione di contraccettivi per le donne sposate. L'Is vieta inoltre ai dottori e agli anestesisti di assistere le partorienti, in quanto mogli di altri uomini.

Emerso nel corso della guerra civile in Siria tra il 2012 e il 2013, lo Stato Islamico ha posto la sua capitale a Raqqa, nel nord del Paese, che conta circa 570mila abitanti. Qui ha istituito tribunali islamici, ripristinato le cliniche danneggiate dai combattimenti e preso in gestione le raffinerie di petrolio. Mosul è diversa, perché, oltre a essere più popolata, si trova isolata da quando a giugno è stata conquistata dai jihadisti. Il governo centrale di Baghdad ha interrotto i rifornimenti energetici e le forze irachene, le milizie sciite e i psehmerga controllano le strade che conducono a Mosul

''Mosul è una città grande. E' molto difficile da governare'', ha detto Ahmed Ali, ricercatore iracheno presso l'Institute for the Study of War a Washington. L'Is ''vuole diffondere un'immagine di efficienza. Ma stanno molto improvvisando''. Il primo provvedimento dell'Is a Mosul è stato imporre un codice di abbigliamento islamico per le dottoresse degli ospedali, alle quali è stato chiesto di coprirsi il capo, il volto e di indossare guanti. ''Sono combattenti, questo è un lavoro per civili. Le persone non sono la loro priorità'', ha detto una dottoressa.

Tra settembre e ottobre almeno cinque medici, uomini e donne, sono stati uccisi a Mosul, hanno denunciato gli attivisti. Sempre a ottobre i militanti hanno arrestato un farmacista per aver venduto medicine a una donna non adeguatamente velata.

''Stiamo cercando di portare medicine (a Mosul, ndr), ma è molto difficile'', ha detto il portavoce del ministero della Sanità iracheno Abdel Ghani Saadoun. "Non vogliamo che finiscano nelle mani di Daesh'', ha detto usando il nome arabo per lo Stato Islamico. Una delle azioni più dannose dell'Is, denunciano i medici, è stato rubare dalla banca del sangue per curare i propri miliziani feriti.

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