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Iraq: l'inferno delle yazide rapite da Is, in molte scelgono suicidio

23 dicembre 2014 | 10.45
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Iraq: l'inferno delle yazide rapite da Is, in molte scelgono suicidio

Molte donne della minoranza yazida che sono state rapite dai jihadisti del sedicente Stato islamico (Is) scelgono il suicidio piuttosto che sposare o diventare schiave sessuali dei miliziani. E' quanto emerge da un rapporto diffuso da Amnesty International dopo che, a partire da giugno, migliaia di uomini, donne e bambini della minoranza nord-irachena sono finite in mano all'Is.

Secondo le testimonianze, gran parte degli uomini vengono uccisi o costretti a convertirsi all'Islam. Le donne, invece, vengono in genere concesse come trofei ai jihadisti oppure vendute come schiave sessuali, come spiega Amnesty in un rapporto intitolato 'Fuga dall'inferno'. L'ong ha raccolto le testimonianza di una trentina di donne, tra le 300 circa che sono riuscite a fuggire dall'Is.

Jilan aveva solo 19 anni quando è stata catturata. La sua famiglia ha poi saputo che si è suicidata. "Eravamo 21 ragazze in una stanza - ha raccontato la 20enne Luna ad Amnesty - due di loro erano giovanissime, di 10 o 12 anni. Un giorno ci sono stati dati vestiti da danzatrici e ci è stato detto di fare un bagno e di indossarli. Jilan si è uccisa nel bagno. Si è tagliata ai polsi e si è impiccata. Era molto bella e sapeva che sarebbe stata portata via da un uomo. Per questo si è uccisa".

Altre testimoni hanno raccontato di percosse, abusi, torture e minacce, oltre che di stupri. Alcune donne erano concesse a uomini già sposati, spesso combattenti stranieri arrivati da paesi occidentali per unirsi all'Is. Alcune delle yazide fuggite hanno raccontato come le mogli spesso cercassero di aiutare le prigioniere, ma non avevano il potere di intercedere per loro. In alcuni casi, invece, riuscivano ad aiutarle a fuggire.

"Per noi era più di una madre - ha raccontato una ex prigioniera a proposito di una donna dell'Is che ha aiutato alcune prigioniere a fuggire, rischiando la propria vita - Non potrò mai dimenticare quella donna, ci ha salvate".

Al contrario di ebrei e cristiani, che per i musulmani appartengono come loro alle 'religioni del libro', gli yazidi vengono considerati dagli estremisti dell'Is come gente senza alcun diritto, in quanto adoratori del diavolo. Per questo, il gruppo terroristico considera legittimo ucciderli, abusare di loro o usarli come schiavi. Un numero di 'Dabiq', la rivista dell'Is, è stato dedicato proprio alla schiavitù, illustrandone la legittimità e i vantaggi.

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