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Afghanistan: Talebani sfiduciati guardano a Is, pesa 'assenza' mullah Omar

18 aprile 2015 | 15.07
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A gennaio lo Stato islamico ha annunciato la costituzione della 'Provincia del Khorasan'. Due leader militari del gruppo sono già stati uccisi. C'è chi sostiene che i militanti siano già 300, altri sottolineano le difficoltà che l'Is incontrerebbe in Afghanistan e Pakistan

INFOPHOTO - INFOPHOTO
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C'é chi giura che il primo gruppo di ex Talebani afghani sia già passato a combattere sotto le insegne dello Stato islamico (Is). Altri sono più cauti e indicano solo un "malcontento" tra gli insorti dovuto all'assenza di indicazioni del loro leader, il mullah Omar, che potrebbe sfociare in un abbraccio all'autoproclamato Califfato. Di certo c'è solo che negli ultimi tempi si parla con sempre più insistenza di un'ascesa in Afghanistan dell'Is, che oggi ha rivendicato l'attentato che a Jalalabad ha fatto almeno 33 vittime.

Dopo anni di guerra ai militari della Nato e alle forze di sicurezza, secondo alcuni esperti citati di recente dal New York Times, nel movimento talebano si stanno aprendo ampie crepe. In particolare, tra le file dei comandanti degli insorti inizierebbe a serpeggiare un certo malcontento per la lunga assenza del mullah Omar. In un contesto del genere, non è così sorprendente che le notizie dei successi dei jihadisti dell'Is in Siria e Iraq calamitino l'attenzione degli insorti afghani.

Lo scorso gennaio l'Is ha annunciato la costituzione della sua 'Provincia del Khorasan' a cavallo tra Pakistan e Afghanistan e ha nominato 12 emiri. Almeno cinque di loro sarebbero ex combattenti dei Tehrik-i-Taliban Pakistan (i Talebani del Pakistan), che a ottobre 2015 avrebbero lasciato il gruppo per giurare fedeltà al califfo dell'Is, Abu Bakr al-Baghdadi.

Le attenzioni degli analisti si sono concentrate sulle attività di colui che era indicato come il comandante militare della presunta cellula dell'Is in Afghanistan, il mullah Abdul Rauf Khadim, un ex capo talebano che era attivo nella provincia dell'Helmand e che il 9 febbraio scorso è stato ucciso in un raid aereo della Nato. Ex detenuto nella prigione di Guantanamo, dopo la scarcerazione Khadim era ritornato in Afghanistan per combattere al fianco dei suoi ex compagni di jihad. Caduto in disgrazia, aveva cominciato a reclutare nuovi combattenti sotto le insegne dell'Is.

A metà marzo Hafiz Saeed Khan, identificatosi come governatore dell'Is nella 'Provincia del Khorasan', è apparso in un video in cui confermava l'uccisione di Khadim, giurando vendetta. Pochi giorni prima, le forze di sicurezza afghane avevano annunciato l'uccisione anche di colui che probabilmente aveva preso il posto di Khadim, Hafiz Wahidi, presunto nipote del suo predecessore.

Il movimento talebano afghano ha sempre smentito che Khadim fosse mai riuscito a costituire una cellula significativa dell'Is nell'Helmand. "Non ha niente a che fare con lo Stato islamico", spiegava al Nyt, prima dell'uccisione di Khadim, Hajji Durrani, imparentato con diversi militanti talebani. Anche il comandante talebano locale, Mullah Mohammad Shah, ha sempre negato che siano attivi combattenti dello Stato islamico a Kajaki o in altri villaggi della provincia. "Khadim era un membro dei Talebani - ha detto di recente - poi messosi a riposo a casa sua".

Ma per altre fonti la presenza dell'Is in Afghanistan comincia a essere importante, come sembra dimostrare l'attentato di oggi. Per Hajii Mullah Sahib, un anziano di una tribù locale, prima di essere ucciso Khadim era riuscito a reclutare un gran numero di persone per lo Stato islamico. Hajji Mirwais, presunto militante dell'Is, ha affermato che la cellula afghana può contare su 300 uomini.

Esperti occidentali seguono da vicino le vicende dell'Is in Afghanistan e provano a capire se il gruppo di Abu Bakr al-Baghdadi stia realmente attraendo una nuova generazione di militanti. Anche il generale John F. Campbell, comandante dell'International Security Assistance Force (Isaf), ha di recente spiegato che il suo staff sta monitorando la situazione nell'Helmand. Finora - secondo il generale - i risultati di queste indagini sono modesti, ma "non voglio prendere sottogamba tutto ciò. L'Is in Siria e Iraq è cresciuto rapidamente e la gente non vuole che accada anche qui". Secondo Campbell il messaggio dell'Is potrebbe attirare quei Talebani "disillusi" dalla loro leadership.

Per alcuni esperti, tuttavia, l'Is potrebbe incontrare in Afghanistan molte più difficoltà di reclutamento rispetto alla Siria o all'Iraq. Mentre nei due paesi arabi, infatti, l'Is ha fatto leva sulla marginalizzazione politica della comunità sunnita, in Afghanistan i sunniti sono stati per anni la forza dominante. La stessa insorgenza afghana ha sempre avuto obiettivi locali, al contrario dell'Is che ha obiettivi internazionali.

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