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Terrorismo: Sbai, Is ha vinto guerra dell'orrore grazie ai social network

05 maggio 2015 | 15.11
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Terrorismo: Sbai, Is ha vinto guerra dell'orrore grazie ai social network

"La strategia mediatica dell'Is è stata sottovalutata dall'Occidente ed è stata in realtà più efficace di una guerra". E' quanto sostiene Souad Sbai, giornalista e scrittrice italo-marocchina, esponente del movimento Noi con Salvini, che nel suo nuovo libro 'Isis. Dietro il palcoscenico dell'orrore' racconta l'ascesa del gruppo terroristico, analizzando in particolare il sistema di propaganda dell'organizzazione.

I jihadisti "hanno vinto la guerra dell'orrore e della paura perché la gente è terrorizzata. Allo stesso tempo, i cittadini hanno preso coscienza di questo orrore che, tuttavia, non va generalizzato. Il mondo arabo non è tutto Is e il dialogo con i paesi nordafricani oggi deve essere più forte di ieri", sottolinea in un'intervista ad Aki-Adnkronos International la Sbai, secondo la quale in questa fase appare essersi affievolita la spinta mediatica sulla quale l'Is ha costruito la sua ascesa nella galassia jihadista. Per rilanciare la sua 'immagine' di organizzazione terroristica brutale "ci dobbiamo aspettare qualche attacco grandioso in Europa. Ora è questo il loro obiettivo", afferma.

La scelta del titolo è legata al fatto che i jihadisti dell'Is "hanno usato i social network per trasmettere in diretta al mondo tutta la loro barbarie e la nostra colpa è stata di accogliere le loro minacce, il loro terrorismo brutale - spiega la Sbai - Eravamo attaccati alla televisione in attesa di una loro azione sempre più sanguinosa, in quella che era una macabra spettacolarizzazione dei loro crimini". A questo proposito la Sbai, il cui libro è giunto alla terza ristampa, cita gli esempi del pilota giordano Muath al-Kaseasbeh, bruciato vivo dai jihadisti, e il video del bambino armato di pistola che giustiziava una presunta spia dell'organizzazione.

Nei vari capitoli del libro, la Sbai parla anche del processo di proselitismo dell'estremismo salafita e del percorso che porta molti giovani europei ad arruolarsi tra le fila dell'Is. "Il libro spiega come i jihadisti sono arrivati alle menti dei giovani, soprattutto occidentali, e il loro processo di radicalizzazione su internet", afferma la Sbai, che mette in guardia dall'avanzata estremista in Europa.

"Questa avanzata è stata talmente rapida - grazie ai petroldollari - che ha bloccato ogni idea di integrazione. Non è vero che con l'integrazione avremmo aiutato qualcuno ad abbandonare l'estremismo. (Gli estremisti, ndr) sono entrati a gamba tesa, hanno occupato il territorio e le menti con l'obiettivo di reislamizzare i paesi arabi che secondo loro erano diventati troppo occidentalizzati ed occupare di nuovo alcuni territori che erano controllati dai musulmani in passato".

Due sono i modi, secondo l'intellettuale marocchina, per fermare l'avanzata degli estremisti in Europa. "Non dobbiamo avere paura di sconfiggerli. Bisogna innanzitutto controllare i fondi che servono per alimentare la macchina del proselitismo -conclude - Ma soprattutto bisogna dialogare con i governi di paesi moderati come la Tunisia, il Marocco che vogliono la laicità dello Stato e lavorare per la stabilizzazione della Libia".

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