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Iraq: l'archeologo, video Isis su Hatra nuova pugnalata al cuore

04 aprile 2015 | 15.49
LETTURA: 4 minuti

Secondo Daniele Morandi Bonacossi, docente di Archeologia del Vicino Oriente Antico dell'Università di Udine e capo della missione italiana impegnata nella Terra di Ninive in Mesopotamia, quello dei jihadisti "è un doppio binario ipocrita e folle che distrugge da un lato e saccheggia per commerciare e autofinanziarsi dall'altro"

Il sito archelogico assiro di Hatra
Il sito archelogico assiro di Hatra

"Questo video è una nuova pugnalata al cuore. Anche perché, dopo le notizie della distruzione dell'inizio di marzo, erano circolate notizia attendibili su immagini satellitari che documentavano una distruzione non massiccia almeno dei templi. Così ci eravamo un po' illusi. Evidentemente non hanno abbattuto i templi ma hanno distrutto largamente quello che c'era dentro, comprese delle statue incorporate nell'architettura". A parlare così all'Adnkronos del nuovo video diffuso sui siti jihadisti dalla Stato Islamico sulla distruzione del sito archeologico assiro di Hatra, città patrimonio dell'Unesco a sud di Mosul, nell'Iraq settentrionale, è il docente di Archeologia del Vicino Oriente antico, Daniele Morandi Bonacossi dell'Università di Udine e capo della missione italiana impegnata nello scavo aperto alcuni anni fa nella Terra di Ninive in Mesopotamia. "Gli ultimi nostri ricercatori sono rientrati intorno al 20 marzo ma la zona dove siamo impegnati noi, nel kurdistan iracheno, è meno pericolosa. E contiamo di tornare da agosto ad ottobre per continuare la nostra campagna di documentazione", sottolinea.

"Purtroppo il doppio e ipocrita binario adottato da questa forma di fondamentalismo islamico prevede da un lato la distruzione degli edifici considerati luoghi di culto che onorano divinità diverse da Allah o semplicemente risalenti ad epoche pre-islamiche e dall'altro il saccheggio e poi il commercio, finalizzato all'autofinanziamento, di tutto ciò che è più commerciabile, più trasportabile e meno facilmente identificabile come pezzo unico. D'altronde è largamente documentata un attività di saccheggio sistematica, soprattuto in Siria, per trafugare pezzi che poi, attraverso la Turchia e il Libano arrivano in Occidente nelle case dei collezionisti o nei caveau delle banche attraverso compiacenti antiquari che li dotano di documentazioni false, accreditandone per esempio l'appartenenza da anni a collezioni private".

"Per chi come noi spende una vita a cercare di tutelare e divulgare la bellezza e l'importanza di questo patrimonio -confessa Morandi Bonacossi- vedere devastare certe meraviglie in questo modo è davvero drammatico. Pensavamo di avere già visto il peggio dopo la distruzione nel 2001 dei Buddha di Bamiyan in Afghanistan da parte dei Talebani. E invece no. Ci aspettava anche questo. Speriamo che questo follia finisca presto e che molto sia recuperabile", conclude l'archeologo.

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