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Premio Strega: Zerocalcare, fumetto non più 'genere' ma linguaggio

19 maggio 2015 | 17.49
LETTURA: 3 minuti

Il giovane fumettista, al secolo Michele Rech, conversando con l'AdnKronos rivela di essere rimasto "sorpreso e contento" di essere in lizza per il prestigioso riconoscimento con il suo 'Dimentica il mio nome', ma "non ci conto particolarmente". E affonda: "E' un tipo di lettura non così semplice, con aspetti anche impegnativi, il pubblico spesso deve allenarsi un po'"

Zerocalcare (Foto Infophoto)
Zerocalcare (Foto Infophoto)

Un "segnale vero" della sua candidatura al Premio Strega "è che il fumetto ormai viene percepito come un linguaggio e non più come un genere, e in quanto linguaggio può affrontare qualsiasi genere, dal saggio alla fantascienza alla storia d'amore. E questa è una cosa buona". Parola di Zerocalcare, al secolo Michele Rech, che conversando con l'AdnKronos, rivela di essere rimasto sorpreso e contento di essere in lizza per il prestigioso riconoscimento con il suo 'Dimentica il mio nome', ma "non ci conto particolarmente".

"La sto vivendo in maniera molto confusa, da un lato sono molto contento, mia madre è molto contenta e lo dice a tutte le sue amiche", scherza Zerocalcare, il cui nickname deriva da un'ispirazione venutagli proprio mentre guardava la pubblicità di un prodotto anticalcare. E sulla sua candidatura, vero elemento 'di rottura' nella storia del Premio, fa un'analisi lucida e acuta.

"Da un lato lo devo alle persone che mi hanno candidato, Daria Bignardi e Igiaba Scego, due persone entusiaste del mio lavoro da tanto tempo quindi è stata una dinamica carina -dice - Poi c'è il fatto che il libro ha venduto molto bene, e questi dati aiutano a catalizzare l'attenzione, ma diciamo che non ci conto particolarmente".

Lettura con aspetti anche impegnativi, il pubblico deve allenarsi un po'

Quanto poi la candidatura di 'Dimentica il mio nome' possa aprire anche ad altri fumetti "non sono in grado di dirlo -ammette Zerocalcare- perché ci sono tanti fumetti anche più belli del mio che non hanno avuto lo stesso riscontro di mercato, e sono ancora entrati nel 'radar' della cultura alta, quindi non necessariamente questo migliorerà la vita a tutti. Vedremo un po'".

E sul 'rischio' che il fumetto possa diventare un genere troppo 'd'elite', Michele ha le idee molto chiare. "Da un lato penso che parallelamente a delle forme di fumetto più articolato continua in Italia a coesistere una scuola di fumetto popolare, anche molto bella e alla portata di tutti -sottolinea- Io non credo comunque che il fumetto, anche quello considerato popolare, sia di così semplice lettura. Ci sono tante persone, adulte e anche persone colte che faticano a seguire, perché è un tipo di lettura che ha anche degli aspetti impegnativi, su cui le persone si devono allenare".

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