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Matthiae: "L'Occidente non tutela né le vite umane né il patrimonio di Palmira"

22 maggio 2015 | 15.02
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Per l'archeologo anche altri siti e città storiche della regione sono minacciate dall'orrore: "Ebla è già sotto il controllo di Al Qaeda, e la situazione dell'intera regione è estremamente precaria. Abbiamo interpretato male le primavere arabe che adesso sono diventate inverni"

Uno scorcio del teatro romano di Palmira (foto Xinhua)
Uno scorcio del teatro romano di Palmira (foto Xinhua)

"Trovo assurdo discutere sull'importanza delle vite umane a discapito del patrimonio culturale e viceversa, è indubbiamente primario il supporto alle vittime umane ma non per questo bisogna tralasciare il patrimonio artistico e culturale. Nella catena umanità-cultura-natura, non ci si può fermare all'umanità e ignorare gli altri due anelli". Lo afferma Paolo Matthiae, archeologo, scrittore e orientalista italiano, commentando all'Adnkronos l'occupazione dell'Is di Palmira e gli orrori perpetrati dalle forze jihadiste dello Stato Islamico nei confronti di civili e militari.

Dell'Occidente che si preoccuperebbe molto del sito di Palmira ma non delle centinaia di vite che vengono spezzate ogni giorno dalle milizie dello Stato Islamico, Matthiae si dice "meravigliato, perché se si deve dire la pura verità, l'Occidente è bloccato su tutti e due i fronti, non si muove per nulla, né per tutelare le vite umane né tantomeno per salvaguardare il patrimonio culturale. Se l'Is è armato e forte è per le armi che l'Occidente ha dato alla Siria e adesso ce le ritroviamo puntate contro".

"Tutto è nelle mani di movimenti molto ambiziosi come l'Is, Al Qaeda, che non pensano ai diritti civili come li conosciamo noi, né ai concetti di libertà e di rispetto delle donne - afferma l'archeologo - Non va fatta attenzione solo a Palmira, ma piuttosto alla situazione internazionale: tutti i grandi della Terra devono recuperare i propri errori anche se è difficile ammettere di averne commessi; si tratta di errori strategici, come l'interpretazione errata delle primavere arabe che ora sono finite in inverni".

'L'Occidente ha commesso sequela enorme di errori diplomatici e strategici'

"C'è allarme per il patrimonio archeologico e culturale ma è lo stesso che c'è stato per il massacro dei cristiani e degli sciiti, musulmani che non corrispondono alla fede sunnita estremista di questi fondamentalisti protagonisti dell'Is - continua Matthiae - L'Occidente ha commesso una sequela impressionante di errori diplomatici e strategici, a partire dagli Stati Uniti e dall'Europa. E' anche vero che gli atteggiamenti equivoci dell'Arabia Saudita paralizzano possibili interventi seri dei paesi coalizzati contro l'Is, ma l'Occidente non vuole fare niente e preferisce la destabilizzazione dei propri paesi rispetto all'abbattimento dell'Is".

Se la distruzione di Palmira dovesse essere portata a termine, significherebbe annientare un sito archeologico non solo patrimonio dell'umanità, ma anche testimonianza storica della regina Zenobia, che la governò nel III secolo d.C. Prima e unica sovrana della città, le sue gesta hanno influenzato la letteratura, da scrittori a poeti. Perfino Francesco Petrarca la ritrasse donna di sacrifici e libertà nei 'Trionfi' del 1352, Boccaccio, nel 'De claris mulieribus' (1356-1364) e infine Chaucer nei suoi 'Racconti di Canterbury', (1386-1400).

Tracce del suo mito figurano anche in opere di pittori, da Tiepolo ai preraffaelliti, e compositori. Nel repertorio della musica occidentale, Zenobia comprare in diversi testi tra il 1700 e il 1800, e fu celebrata da Gioacchino Rossini nel 1813 nell'opera 'Aureliano in Palmira'. "Naturalmente un mito letterario così importante come quello della regina Zenobia resterà intatto - afferma Matthiae - ma la perdita delle testimonianze archeologiche è qualcosa di materiale il cui rischio che scompaia per sempre è gravissimo".

'Opere su Zenobia restano, le testimonianze materiali del suo regno perdute per sempre'

"Il mito di Zenobia e l'influenza che ha avuto tra il '600 e il '700 in Europa resterà intatto, la sua leggenda non può vacillare perché al momento si tratta di distruzioni del patrimonio culturale materiale - continua l'archeologo - Mentre le opere di musica e letteratura incentrate su Zenobia restano, le testimonianze materiali del suo Regno e di Palmira, quando sono perdute, sono perdute per sempre".

Oltre a Palmira, caduta nelle mani degli jihadisti dell'Is, anche altri siti archeologici e città storiche della Siria sono minacciate dall'orrore: "Ebla è già sotto il controllo di Al Qaeda e adesso anche altri siti sono collegati all'Is completamente - spiega Matthiae - La situazione dell'intera regione è estremamente precaria, molti siti importanti di archeologia subito a sud di Aleppo, come Ebla, che è del III-II Millennio a.C., sono connessi all'Is".

'Lo scavo più antico della regione, Mari, saccheggiato in modo grave'

"Anche Mari, lo scavo più antico della regione, che si trova vicino al confine tra Siria e Iraq, a sud dell'Eufrate, è controllato dall'Is - spiega l'archeologo - Mari è già stata saccheggiata in maniera grave, e sono stati autorizzati scavi per procedere al commercio illecito. Centinaia di centri della regione sono abbandonati al controllo delle forze dell'ordine".

"L'unica speranza per questi siti è che le popolazioni locali li difendano perché si stanno rendendo conto che sono un patrimonio culturale importantissimo per l'umanità, per l'economia e per l'identità del loro Paese. La stessa Palmira era uno dei luoghi immancabili per chi si recava in Siria, un'attrazione straordinaria per il turismo. In questo momento, tutti i siti archeologici sono gravemente minacciati e già in parte seriamente danneggiati" conclude Matthiae.

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