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Cultura: De Masi, Italia Paese depresso, intellettuali creino nuovi modelli

23 giugno 2015 | 13.51
LETTURA: 5 minuti

Il sociologo Domenico De Masi (Infophoto) - INFOPHOTO
Il sociologo Domenico De Masi (Infophoto) - INFOPHOTO

L’Italia è un Paese "profondamente depresso". Una caratteristica che "ormai ci accomuna a tutti i Paesi del mondo. Siamo depressi e non sappiamo perché. La mia risposta è che ci sentiamo depressi perché non abbiamo la possibilità di distinguere ciò che è bene da ciò che è male, ciò che è bello da ciò che è brutto. Non sappiamo perfino distinguere ciò che è vivo da ciò che è morto. Basti pensare a quanto si è discusso sul caso di Eluana Englaro". Un vero e proprio " disorientamento" che può essere superato soltanto attraverso la creazione di nuovi "modelli". Un compito che spetta agli intellettuali . A pensarla così è il sociologo Domenico De Masi, che ha appena pubblicato per Rizzoli 'Tag. Le parole del tempo'. Un saggio in cui lo studioso identifica 26 parole-chiave, tra cui 'Bellezza', 'Creatività', 'Jobless' 'Slow', con cui rappresentare ed analizzare i fenomeni più interessanti del nostro presente.

"Bisogna ripartire – spiega De Masi conversando con l’AdnKronos – dalla necessità di creare un modello. Il gruppo responsabile del disorientamento in cui ci troviamo è quello degli intellettuali che hanno smesso di creare modelli". Per De Masi, gli intellettuali devono pensare l’umanità "in chiave d’innovazione totale considerando che il modello illuminista non è più sufficiente, così come non lo è quello liberale. Occorre un modello nuovo che tenga conto della realtà nuova. E spetta agli intellettuali fornirlo ai politici i quali, con questi modelli, possano creare una società nuova".

Il rischio dietro l’angolo, per De Masi, è che se non si inverte la rotta "l’economia si mangia la politica, la finanza si mangia l’economia e le agenzie di reting si mangiano la finanza". Mancano, insomma, dei punti di riferimento forti ai quali aggrapparsi. L’unico che ne ha uno a disposizione è "il Papa. Il suo è il modello cristiano, elaborato fin dai primi anni della nostra era. Ma è un modello a mio avviso vecchio. Altri capi di Stato, Putin, Obama e il nostro Matteo Renzi, non hanno modelli di riferimento”, argomenta De Masi.

Lo smarrimento che permea la nostra società si riflette anche nell’inchiesta di Mafia Capitale. Si tratta, osserva De Masi, di qualcosa "consustanziale ad una città decadente. Una città decade perché decadono i suoi valori". Si arriva al punto che nella metropoli in cui "viene predicata la carità cristiana e l’universalità del nostro umanesimo ci sono persone che speculano sugli immigrati, che lucrano sugli ultimi e sui più deboli".

Atteggiamenti che "contrastano nettamente con l’insegnamento laico della nostra Repubblica". Roma è come un malato "terminale" perché "riesce a coniugare tutte le incongruenze di una Capitale laica con tutte le incongruenze di una Capitale religiosa", evidenzia lo studioso.

Tra le parole-chiave del suo libro che, infine, potrebbero descrivere in modo particolare la fase storica che l’Italia e il mondo stanno attraversando, De Masi indica in primo luogo "la lettera 'X' come Xenos, ovvero straniero, considerata la problematica enorme delle grandi ondate migratorie che caratterizzano il nostro tempo. Ma – sostiene – si potrebbero indicare anche la lettera 'L' come lavoro, perché in questo momento l’occupazione è un problema cruciale, e 'J' come Jobless, che riguarda lo sviluppo senza lavoro".

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