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Beni culturali: Firenze lancia sfida hi-tech per 'agenzia' europea

05 luglio 2015 | 16.13
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Enea, Cnr, Infn e istituti di ricerca europei: collaboriamo per ‘scienza del patrimonio’

Beni culturali: Firenze lancia sfida hi-tech per 'agenzia' europea

Creare un’infrastruttura internazionale di ricerca per la scienza dei beni culturali, che comprenda il restauro, la conservazione, l’informatica applicata. A Firenze, nei quattro giorni di lavori appena terminati a Palazzo Vecchio, durante il meeting internazionale 'European Research Infrastructure for Heritage Science' gli esperti del settore, dall’Enea, passando per l’istituto nazionale di Fisica nucleare, al Cnr, ai responsabili del Mibact, hanno iniziato a tracciare la road map per arrivare a mettere a punto "un sistema unico, condiviso e partecipato, di gestione della 'scienza del patrimonio'".

E-RIHS (Shaping the European Research Area of Heritage Science), questo il nome della proposta lanciata da Firenze, vuole arrivare a "un’area di ricerca europea sulla scienza del patrimonio", puntando a mettere dalla stessa parte chimici, fisici, restauratori, tecnici di laboratorio: tutti in grado di condividere il proprio know-how nel settore dei beni culturali, grazie alla nuova infrastruttura.

Fernando Ferroni, presidente dell’Istituto nazionale di Fisica nucleare, ha sottolineato "come i centri di ricerca come il nostro, come l’Enea e altri a carattere scientifico, sono complementari e devono camminare di pari passo, condividendo i risultati". "Noi vogliamo la 'scienza guidata dalla curiosità', per noi - ha aggiunto Ferroni - i beni culturali sono un must, bisogna avere delle competenze specifiche. Per un medico è più facile metterle in campo e dimostrarle, perché, con grande responsabilità, opera su persone, ma dobbiamo fare nello stesso modo anche noi, quando mettiamo la scienza al servizio del patrimonio culturale".

Via libera da rappresentanti Ue e istituzioni internazionali - Attenzione dagli Usa

Sulla proposta E-RIHS, forte dell’appoggio di 12 paesi europei, i quali hanno inviato lettere formali di impegno per la nuova piattaforma, prendendo la parola nella Sala dei Dugento, è intervenuta Maria Theofilatou, della direzione generale 'Ricerca e innovazione' della Commissione europea, che ha spiegato come "i progetti di infrastruttura nel settore del patrimonio culturale sono un asse portante di Horizon 2020 (Programma di finanziamento integrato destinato alle attività di ricerca Ue per il quadriennio 2016-2020, che può contare su circa 70 mld di euro, ndr)". Theofilatou ha ricordato come tra gli obiettivi di H2020 ci sia quello di "confermare la tendenza a valorizzare strutture permanenti di ricerca, creandone di innovative a carattere europeo". "Il nostro commissario, (Carlos Moedas, commissario Ue della ricerca, scienza e innovazione, ndr) ha già stanziato un aumento di 100mln di euro di investimenti per il biennio 2016-2017 in questa direzione", ha aggiunto Theofilatou.

Per la britannica Alison Heritage (ICCROM-International Centre for the Study of the Preservation and Restoration of Cultural Property) serve un cambio di marcia, perché si sta passando, nel settore del patrimonio, "dalla tutela basata sui materiali alla tutela basata sulle persone. Non è più l’era in cui l’esperto del settore è l’unico a prendere le decisioni", ora bisogna impegnarsi per "costruire infrastrutture per condividere le informazioni tra più partner". "Siamo entrati nell’era della ‘Scienza del patrimonio’ dove bisogna sviluppare nuove strategie e raccogliere tutti i dati disponibili, in tanti ambiti", ha detto Heritage.

Il confronto sulla infrastruttura internazionale ha visto poi una sessione specifica di lavoro, dedicata ad un bilaterale con gli esperti Usa. Sul tavolo gli sviluppi futuri nella ricerca e nei beni culturali e la condivisione delle rispettive esperienze in termini di infrastrutture digitali, in vista di una prossima collaborazione tra Italia e Stati Uniti.

PARTHENOS e IperionCH progetti made in Italy per la nuova infrastruttura

A sostenere E-RIHS in prima fila i due nuovi progetti hi-tech a guida italiani, IperionCH e PARTHENOS, che sono stati lanciati all’interno del meeting fiorentino, e Ariadne, altro progetto made in Italy, che ha già iniziato a costruire una casa comune per i circa 50mila archeologi europei, gestendo, ad oggi, 7 milioni di voci e oltre 75 mila database, già messi a disposizione della comunità dei ricercatori. "E-RIHS è una novità molto importante per il settore dei beni culturali europei – ha spiegato Luca Pezzati, del Cnr e coordinatore del progetto IperionCH -. La proposta di E-RIHS prevede una rete forte di cento partner, tra Europa e resto del mondo". "Il nostro sogno è quello di costituire proprio a Firenze un centro multidisciplinare, intorno alle competenze, per esempio, dell’Opificio delle Pietre dure, riunendo il sistema scientifico nazionale, per poi poter coordinare da qui le attività di questa enorme infrastruttura", ha sottolineato Pezzati.

"Firenze, fin dall’alluvione ha saputo coniugare le nuove tecnologie con il restauro e la conservazione dei beni culturali", aggiunge Franco Niccolucci, matematico prestato ai beni culturali ‘digitali’, e coordinatore di PARTHENOS, il secondo progetto che ha visto il kick-off all’interno dell’evento fiorentino, nato con l’obiettivo di "rendere 'smart' la ricerca applicata ai beni culturali, ottimizzando le risorse già presenti, in una sorta di spending review senza tagli e intelligente". "Tecnologie chimiche e fisiche – spiega Niccolucci, concordando sulla necessità di una infrastruttura unitaria per la ricerca - possono dare risultati sempre più importanti nel settore dei beni culturali".

"Di recente lo abbiamo visto con il restauro, ad esempio del Pollock, realizzato dall’'Opificio delle Pietre dure', dice ancora Niccolucci, riferendosi all’intervento, da poco terminato, su ‘Alchemy’, il primo dripping realizzato dall'artista statunitense nel 1947, che ha visto al lavoro non solo i restauratori dell’Opificio, ma anche istituzioni scientifiche come il Cnr-Istm, il centro SMAArt dell'università di Perugia, Cnr-Ino e Infn dell’università di Firenze, Visual Computing Lab del Cnr-Isti di Pisa e dipartimento di Chimica dell’università di Torino.

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