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Cultura: Federculture, segnali di ripresa ma molte criticità

08 luglio 2015 | 15.09
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L'immagine di copertina del Rapporto Annuale di Federculture
L'immagine di copertina del Rapporto Annuale di Federculture

Dopo anni di crisi e immobilismo si intravvede un'inversione di tendenza nelle politiche nazionali, ma sono ancora molte le criticità da superare. E' quanto emerge dalla relazione presentata stamane a Roma dal presidente di Federculture Roberto Grossi, nel presentare l'undicesimo Rapporto Annuale alla presenza del ministro dei Beni Culturali e del Turismo Dario Franceschini. Tornano infatti a crescere la spesa in cultura e ricreazione delle famiglie italiane, +2%, e la fruizione culturale, visite a siti archeologici e monumenti +5,8%, concerti e teatro +2,2%.

Se da una parte la crisi degli anni passati sembra avvivarsi a essere superata, sono molti i segnali allarmanti sulla vita culturale del Paese: L’astensione complessiva dalle attività culturali raggiunge il 19,3%. Circa un quinto degli italiani, cioè, non partecipa a nessuna attività culturale, una percentuale in crescita, nel 2010 era pari al 15,2%, e che raggiunge picchi del 30% nelle regioni del Sud Italia.

In alcuni settori, come il teatro o i concerti classici, l’astensione raggiunge livelli dell’80-90% La cultura "non deve essere uno specchio, non è una vetrina - ha sottolineato Grossi- ma è qualcosa che deve servire nella vita di tutti i giorni".

Grossi, bisogna tornare a fare tendenza e a produrreDal rischio di degrado e di illegalità, alla democrazia 'disabitata', che esprime un problema culturale che investe la partecipazione collettiva alla vita sociale, molti sono stati i temi trattati e le proposte avanzate dal presidente di Federculture. Fra queste quella di affidare ai giovani la gestione di siti culturali minori, creare degli standard di qualità che misurino le performances di musei e istituzioni, creare una piattaforma unica di crowfunding per la cultura e, per quanto riguarda il turismo, una politica nazionale unitaria."Bisogna tornare a fare tendenza, a produrre -ha detto Grossi- perché la cultura è la vera moneta unica", ed ha sottolineato come gli investimenti continuino ad essere insufficienti, essendo passati dai 2,8 miliardi del 1994 ai 1,5 miliardi del 2014. Occorre dunque ripartire dall’educazione e dall’offerta per rilanciare la partecipazione, ma rimane irrisolto il nodo delle risorse a sostegno dello sviluppo del settore. Nel pubblico si è fermata l’emorragia degli scorsi anni, Fus e bilancio Mibact sono stabili, ma quest’ultimo rappresenta ancora solo lo 0,13% rispetto al Pil e lo 0,19% del bilancio dello Stato. Ancora insufficienti e in diminuzione le risorse private: le erogazioni liberali diminuiscono del 19% e gli interventi delle fondazioni bancarie del 12%. Sono in difficoltà anche le aziende culturali: tra 2008 e 2014 sono diminuiti del 28,3% i contributi pubblici e del 24,1% quelli privati ed è di conseguenza calata la produzione del 7,5%.

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