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Il premio Strega Lagioia: "Eco ha svecchiato la cultura della sua generazione"

20 febbraio 2016 | 10.43
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Umberto Eco (Fotogramma)
Umberto Eco (Fotogramma)

"Umberto Eco era così parte dell'orizzonte culturale e da così tanti anni che quasi non si è abituati a considerarlo di carne e ossa". Con una "strana sensazione" addosso, lo scrittore che ha vinto il Premio Strega nel 2015, Nicola Lagioia, commenta con l'Adnkronos la morte del filoso, semiologo, scrittore Umberto Eco. "La cosa interessante -osserva- è che Eco ha svecchiato la cultura italiana della sua generazione rispetto a tutta una serie di generi che i letterati consideravano sottocultura".

"Mi colpì molto, a tal proposito - evidenzia Lagioia - quando Eco disse che con il tempo è invecchiato di più 'Il giovane Holden' che 'Peanuts'. La sua famosa battuta 'Posso leggere la Bibbia, Omero o Dylan Dog per giorni e giorni senza annoiarmi' non nasceva dal desiderio di appiattire tutto, ma di dare dignità culturale a generi come il fumetto. Io so, per esempio, che molti coetanei di Umberto Eco, letterati e scrittori, si scandalizzarono quando uscì 'Il nome della rosa', ebbero veri e propri travasi di bile, ma al di là del fatto che piaccia o no, quel romanzo ha creato un filone e questo rimarrà".

"Io lessi 'Il nome della Rosa' quando avevo 11 o 12 anni e mi divertii molto, così come mi divertii con 'Il pendolo di Focault' in cui uno dei personaggi era un computer. Non sono un nativo digitale, ma sapevo di cosa stesse parlando e trovare un computer in un romanzo fu davvero interessante". Lagioia fa notare poi che Eco è morto nello stesso giorno della scrittrice statunitense Nelle Harper Lee: "Il dio della letteratura -sorride - a volte fa dei brutti scherzi".

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