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Mimmo Paladino raddoppia, retrospettiva fra Milano e Pero

10 maggio 2016 | 18.19
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Mimmo Paladino raddoppia, retrospettiva fra Milano e Pero

La Galleria Stein, nei suoi due spazi di Milano e Pero ospita un’ampia retrospettiva di Mimmo Paladino (Paduli, 1948), curata da Eduardo Cicelyn che, dal 12 maggio all'8 ottobre, propone un allestimento unitario, declinato in due sedi, che racconta, attraverso più di venti dipinti e sculture insieme ad alcune celebri installazioni, la genesi e i passaggi più significativi della vicenda creativa di uno tra i più importanti artisti italiani contemporanei.

Il percorso espositivo, ordinato in sette sezioni tematiche, prende avvio da Milano, dove sono raccolti i lavori iniziatici di un giovane Paladino che negli anni settanta si rivolge alla pittura per definire la propria identità. Quindi, a Pero, nella più grande delle sei sale, viene ricostruita, per la prima volta dopo 28 anni, la grande installazione presentata alla Biennale di Venezia del 1988, l’opera che diventa il fulcro attorno al quale ruota l’avventura di un artista ormai maturo e consapevole di sé.

È proprio in questa occasione che Paladino dimostra di aver saputo rielaborare ed estendere, oltrepassando la superficie delle pareti, il suo lavoro con il segno, il colore e i materiali più vari.

La rassegna ripercorre alcune delle tematiche tipiche della cifra espressiva dell’artista campano, dalle geometrie che analizzano lo spazio e lo ridisegnano, alla scultura che è riflessione sugli elementi archetipici di forma e volume, fino alla sala dei grandi quadri dai colori primari, gialli, rossi, bianchi e neri.

La sala dell’oro, uno degli elementi fondanti del linguaggio di Paladino, tra la luce gialla e i timbri del nero e del bianco che ne punteggiano la superficie, fa da controcanto luminoso alla grande opera dei legni bruciati tra arti spezzati e figure nere consumate dal fuoco.

L’opera di Paladino si manifesta in tutta la sua complessità, svelando la formazione concettuale e analitica, dato imprescindibile di un lavoro pittorico mai casuale, che spazia fra le istanze della tradizione e quelle dell’avanguardia e attinge da culture arcaiche ed extraeuropee.

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