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Premio Strega: Albinati, il mio libro non sia cavallo di battaglia Mondazzoli

03 giugno 2016 | 14.35
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Edoardo Albinati (Fotogramma)
Edoardo Albinati (Fotogramma)

Un libro pensato ben prima che i giochi dello Strega iniziassero e che non vuole essere il "cavallo di battaglia della cosiddetta Mondazzoli" ma che ambisce a "fare la sua strada prima e indipendentemente dal premio". Edoardo Albinati, scrittore romano classe 1956, autore de 'La scuola cattolica', il poderoso romanzo di 1.300 pagine pubblicato da Rizzoli, entrato nella dozzina dalla quale il prossimo 15 giugno, nel consueto appuntamento di Casa Bellonci, verrà selezionata la cinquina, da cui uscirà il vincitore incoronato l’8 luglio nella nuova sede dell’Auditorium Parco della Musica, non intende farsi inghiottire dall’ansia per il risultato finale. Ma affronta i favori dei pronostici, che lo danno come un candidato alla vittoria finale, con un certo distacco.

"Sono contento – spiega all’Adnkronos Albinati - che i bookmaker mi indichino come uno dei possibili favoriti. Sono molto calmo e freddo. Sento la frenesia intorno a me. E ciò mi fa piacere perché altri si entusiasmano e si battono per me. Personalmente, però, sono molto tranquillo. Il mio lavoro l’ho già fatto scrivendo il libro. Questo non è un romanzo fatto per andare allo Strega. E’ uscito in questo momento perché l’autore è stato molto lento a scriverlo".

Parole con cui, in fondo, Albinati si tiene alla larga dalle piccole e grandi polemiche che spesso caratterizzano l’andamento del premio. "Le dinamiche e le eventuali riforme del premio – dice - mi lasciano molto freddo, non sono in cima alle mie priorità. Non lo erano l’anno scorso e non lo saranno l’anno prossimo. L’autore è una specie di maschera portata in giro: è lontano dall’andamento del premio che viene fatto dai votanti, dai lettori e dalle case editrici".

Albinati mostra anche di non essere stato coinvolto dalla 'rivoluzione' che ha investito il mondo editoriale con l’acquisizione di Rizzoli da parte di Mondadori. Un cambiamento degli equilibri editoriali che rischia di 'invadere' lo Strega di quest’anno, segnato peraltro dalla defezione di Feltrinelli. Albinati, infatti, ricorda di rappresentare un caso "abbastanza singolare: sono andato via da Mondadori e ho firmato il contratto per questo libro due anni fa, quando tutto quello che è successo non era neanche programmato. Ho vissuto, con una certa indifferenza personale, la concentrazione editoriale, oramai avvenuta. Non ho mai partecipato a questo premio – scandisce Albinati – e sono francamente disinteressato al marchio come segno distintivo assoluto di un autore". L’opera arrivata nella dozzina, riflette lo scrittore, "è il frutto della mia fatica letteraria e del lavoro editoriale della Rizzoli in un momento in cui era indipendente perché il grosso della fusione è avvenuta un mese fa".

Tra le novità dell’edizione che celebra i 70 anni dello Strega, emerse dopo la cosiddetta operazione 'Mondazzoli', c’è anche il debutto de La Nave di Teseo, la casa editrice creata da Elisabetta Sgarbi dopo aver lasciato la Bompiani di cui è stata direttore editoriale. "La Nave di Teseo – dice Albinati – è stata fondata anche da un mio carissimo amico nonché dal mio presentatore al premio Strega, Sandro Veronesi. Questo dovrebbe spezzare l’idea partitica o lottizzata che investe il mondo dei libri: se un fondatore de 'La Nave di Teseo' propone un autore di un gruppo editoriale da cui si è appena distaccato, vorrà pur dire che i libri hanno la priorità sulle logiche editoriali e industriali".

Riflettendo, infine, più nello specifico sul suo romanzo, Albinati confessa fin da subito di avere "difficoltà a definire che cosa sia questo oggetto letterario. Sicuramente è un romanzo con forti tendenze saggistiche. Non credo che sia soltanto il romanzo di una generazione. Io stesso lo pensavo quando l’ho scritto e pubblicato. Ma sono ora colpito dalle reazioni dei lettori che non appartengono alla generazione che descrivo. In realtà – chiarisce Albinati - è un libro sulla formazione dell’identità maschile. Mi colpisce molto la reazione delle lettrici di diverse età. Questo vuol dire che l’adolescenza, in ogni epoca, è sempre uguale a se stessa. E che si leggono libri non per trovare il proprio simile ma per trovare il diverso. Il tema che tratto interessa tanto gli uomini, che hanno vissuto la loro formazione maschile quanto le donne che l’hanno vissuta attraverso i loro fidanzati, mariti, padri e figli".

Ad accendere la miccia creativa, spiega Albinati, è stato "un dato di cronaca, ovvero quando, nel 2005, uno dei responsabili del delitto del Circeo, Angelo Izzo, è tornato ad uccidere due donne, una madre e una figlia, a Campobasso. Il fatto di essere stato a scuola insieme e di aver conosciuto bene almeno due dei tre responsabili del delitto del Circeo, che torna sempre attuale, mi ha spinto a raccontare non tanto quel delitto, di cui si occupano la magistratura e i giornalisti, ma l’ambiente, la scuola, il quartiere, le famiglie in cui siamo tutti cresciuti". Al San Leone Magno, scuola cattolica del quartiere Trieste a Roma, "Gianni Guido e Angelo Izzo frequentavano la classe precedente alla mia, dal momento che ero un anno più piccolo", racconta Albinati.

"Andrea Ghira frequentava il 'Giulio Cesare' ma quando io vi arrivai lui non c’era più. Erano tipi abbastanza singolari ma non da far pensare ad una carriera delinquenziale. Le loro personalità erano piuttosto spiccatamente aggressive. Ma da questo - osserva Albinati - a sequestrare e uccidere delle donne, ci sono parecchi gradini, anche d’immaginazione. L’aggressività, la violenza e la competitività era caratteristica dell’educazione che veniva impartita in nella scuola che era drammatica".

"Non era tanto l’indirizzo religioso a caratterizzare quella scuola - afferma Albinati - quanto il fatto che fosse frequentata solo da maschi. La separazione sessuale per me è stata molto più importante dell’educazione religiosa che ho ricevuto. Per certi versi era una scuola ambita e con bravi professori, ma crescere solo tra maschi non metteva nel giusto rapporto i sessi. E se c’è qualcuno che arriva ad usare violenza sulle donne, non è assolutamente per un caso", conclude lo scrittore.

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