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Mostre: Burri torna a Città di Castello con 'Spazio di Materia'

25 settembre 2016 | 16.53
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Alberto Burri, Rosso Plastica M3 (1961, plastica, combustione su tela, cm. 121,5x182,5, Fondazione Palazzo Albizzini Collezione Burri)
Alberto Burri, Rosso Plastica M3 (1961, plastica, combustione su tela, cm. 121,5x182,5, Fondazione Palazzo Albizzini Collezione Burri)

Dopo il rilevante successo della mostra 'Alberto Burri: The Trauma of Painting' dell’ottobre 2015 al Solomon R. Guggenheim di New York e della successiva tappa presso il Kunstsammlung Nordrhein-Westfalen di Düsseldorf, le Celebrazioni del Centenario della nascita del grande artista italiano si concludono con un nuovo appuntamento espositivo a Città di Castello, suo luogo natale, dal titolo 'Alberto Burri: lo Spazio di Materia - tra Europa e U.S.A.', appena aperta e visitabile fino al 6 gennaio 2017.

Ospitata negli Ex Seccatoi del Tabacco, la mostra propone una vasta ricognizione relativa alle più significative tendenze dell’arte contemporanea del secondo dopoguerra del XX secolo, che sembra possibile coniugare all’arte di Burri sia in quanto tematicamente antecedenti ad essa sia in quanto coeve o successive, con individuati aspetti dialettici di più evidente influenza.

Come dichiarato da Richard Armstrong, Direttore del Guggenheim Museum in occasione dell’apertura della retrospettiva 'Alberto Burri: The Trauma of Painting', "la mostra afferma la posizione di Burri come uno dei più innovativi artisti del periodo del secondo dopoguerra mondiale. Burri (…) ha creato un nuovo tipo di oggetto, simultaneamente pittorico e scultoreo, che ha influenzato successivamente artisti associati col New Dada, il Noveau Réalisme e il Postminimalism…" e, si può aggiungere, con l’Arte Povera italiana.

A queste considerazioni se ne aggiungono altre, non meno determinanti per l’invenzione linguistica scaturita dalla sua opera. Burri è infatti l’artista che nell’impiego diretto e pressoché esclusivo della materia ne ha ottenuto una spazialità inedita all’insegna di un "controllo dell’imprevisto" e di un magistrale equilibrio che ne ha qualificato le forme.

Nell'allestimento, accanto ad un nucleo scelto di opere di Burri, circa 20, dai catrami alle muffe, dai sacchi ai gobbi, dai legni alle combustioni, dai ferri alle plastiche, dai cretti ai cellotex fino al 'nero e oro', sarà possibile ammirare opere di Maestri protagonisti del XX e XXI secolo.

In mostra ci saranno realizzazioni di Fautrier, Dubuffet, Pollock, Motherwell, Hartung, De Kooning, Wols, Calder, Marca-Relli, Scarpitta, Matta, Nicholson, Tàpies, Colla, Rauschenberg, Twombly, Johns, Fontana, Manzoni, Castellani, Uncini, Lo Savio, Klein, Rotella, Christo, Tinguely, Arman, César, Morris, Sonnier, Beuys, Kounellis, Calzolari, Pistoletto, Pascali, Nevelson, Piene, LeWitt, Scialoja, Mannucci, Leoncillo, Andre, Afro, Chamberlain, Capogrossi, Kiefer, Miró, Soulages e altri.

Accanto alle opere un repertorio fotografico e documentario dello storico frangente tra il 1947 e il 1989, comprendente dati sulle correnti artistiche, manifesti, depliant, cataloghi, pubblicazioni, video, film, schede biografiche, produzioni teoriche ed altri significativi materiali illustrativi, si snoderà lungo un percorso separato dalle opere stesse, facilitando la fruizione di questo particolare momento storico culturale dell’arte dal dopoguerra al termine emblematico della fine della Guerra fredda e della caduta del muro di Berlino.

In un catalogo sono raccolti saggi e contributi critici di Pietro Bellasi, Paola Bonani, Mario Diacono, Thierry Dufrệne, Aldo Iori, Petra Richter, Luigi Sansone, Chiara Sarteanesi, Francesco Tedeschi, Italo Tomassoni, Denis Zacharopulos, Adachiara Zevi, preceduti da interventi introduttivi di Bruno Corà, curatore della mostra e Presidente della Fondazione Palazzo Albizzini Collezione Burri e di Richard Armstrong, Direttore del Solomon R. Guggenheim Museum di New York. La pubblicazione è completata da immagini delle opere in mostra e dagli apparati storico-bibliografici riguardanti gli artisti.

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