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Libri: 'Nasco dopodomani', per Saletnich nessuno si salva da solo

05 novembre 2016 | 18.00
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La copertina del libro
La copertina del libro

Sedici racconti che mettono in scena la difficoltà della vita di ogni giorno. Storie che traggono ispirazione da eventi che segnano la cronaca, come gli sbarchi dei migranti sulle nostre coste o gli attacchi terroristici, che contengono un messaggio preciso: "Nessuno si salva da solo". L'individualismo non può aiutarci a superare la crisi nella quale siamo immersi. Al contrario, "l'uomo ha la possibilità di 'salvarsi' solo tornando ai valori fondanti dell'Occidente e facendo leva sul senso della comunità. Superando così il declino incombente".

Lo scrittore e saggista Enrico Saletnich, autore di 'Nasco dopodomani', in libreria con l'editore italo-francese Portaparole, affronta "i temi della fragilità della nostra vita proponendo racconti, anche d'amore, declinati sotto forma privata e collettiva. Racconti che ci insegnano a recuperare il senso della collettività e i valori occidentali di solidarietà e condivisione".

Il messaggio contenuto nel libro, spiega Saletnich conversando con l'AdnKronos, è che "c'è una luce in fondo al tunnel. Si tratta proprio dei valori occidentali di democrazia e solidarietà. Valori che tutelano la diversità e preservano l'uguaglianza. Se nella nostra società condividiamo questi principi possiamo combattere il declino. Non possiamo abbandonarci ad illusorie speranze a basso costo, fondate sull'individualismo, ma dobbiamo riscoprire i principi di solidarietà agendo come collettività".

Una tesi che si riflette anche nel titolo del libro che, spiega Saletnich, "interpreta una sensazione attuale. Il titolo racchiude un certo pessimismo che pervade la nostra società. Piuttosto che impegnarsi in prima persona spesso si 'aspetta che passi la bufera'. In altri termini, si preferisce evitare d'impegnarsi direttamente, saltando le difficoltà del quotidiano, cioè preferendo in un certo senso nascere dopodomani". Invece, per Saletnich, "non si può restare chiusi nel proprio individualismo, protetti dai muri. E il primo muro da abbattere è quello che costruiamo dentro di noi. Bisogna rendersi conto che ci salviamo insieme".

Per lo scrittore "in questo momento di crisi gli spazi di condivisione sembra che si siano erosi". In questa prospettiva è necessario "rimettere al centro della società la famiglia sia in senso religioso sia in senso laico. Non è importante se sia composta da pochi o molti componenti, ma dobbiamo mettere un freno al principio di deresponsabilizzazione che la caratterizza. La famiglia è la migliore palestra per sperimentare l'obbligo del rispetto nei confronti delle differenze. Obbligo fondato sul dialogo. Se non si accettano le differenze in casa, si alzano i muri tra di noi e nella società".

Nel racconto 'Correrti incontro' , evidenzia in particolare Saletnich, "parlo proprio dell'incomunicabilità che segna il rapporto tra un padre e una figlia. L'uomo, incapace di creare un contatto, si deresponsabilizza rifiutando di fatto la figlia e regredendo all'infanzia. Solo alla fine riprende coscienza e torna ad essere un uomo".

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