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Arte

Mostre: Cezanne 'italiani' nella rassegna della Fondation Gianadda a Martigny

26 luglio 2017 | 10.59
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'Maison parmi les arbres' di Cezanne, particolare  (olio 1904-1906)
'Maison parmi les arbres' di Cezanne, particolare (olio 1904-1906)

Fra gli oltre cento capolavori di Paul Cèzanne esposti per tutta l’estate (fino al 19 novembre) nella grande rassegna proposta dalla Fondation Pierre Gianadda a Martigny (Svizzera) figurano anche quelle che si potrebbero definire opere 'italiane' perché appartenute a personaggi significativi della nostra storia imprenditoriale e culturale o perché provenienti dai nostri musei. In primo piano sono da considerare due dipinti che Egisto Paolo Fabbri, fiorentino nato a New York nel 1866 e morto a Firenze nel 1933 acquistò in occasione dei suoi soggiorni a Parigi, dove aveva una residenza, dopo essere rientrato in Italia dagli Stati Uniti con lo zio Egisto (1828-1894) che, morto il fratello Ernesto, aveva adottato lui e i suoi fratelli, prima del rientro in Italia nel 1883. Negli Stati Uniti il vecchio Fabbri in 33 anni di permanenza (dal 1850 al 1883) si era costruito un piccolo impero sia come banchiere - in società nientemeno che con John Pierpoint Morgan - sia operando nel campo dei trasporti marittimi con la ditta Fabbri & Chauncey descritta allora da The New York Times come "one of the biggest shipping houses in America".

Il giovane Egisto Paolo aveva studiato pittura a New York alla scuola di Julian Alden Weir, pittore che aveva conosciuto in Francia l’impressionismo, considerandolo in prima istanza orribile, per poi comprenderne la novità e farsene promotore in patria. L’arrivo in Italia e la possibilità di soggiornare a Parigi lo introdussero in modo diretto alla produzione impressionista e in particolare all’opera di Cézanne, di cui divenne un vero cultore oltre che un collezionista appassionato. Ben 38 erano le tele del Maestro che ornavano le pareti dell'appartamento parigino dell'italiano e che per la quasi totalità furono acquisite direttamente da Ambroise Vollard, 'il' mercante parigino di Cézanne. Fra di esse, anche quindici paesaggi, due dei quali sono ora a Martigny: 'La Côte des Jalais à Pontoise' (1878-1879), ora di proprietà della Fondation Louis Vuitton di Parigi, e 'Le Hameau du Valhermeil, Auvers-sur-Oise' (1881). Quest'ultima opera è ora in una collezione privata di Tokyo ma è passata, fra le altre, dalla collezione dello scrittore tedesco Erich Maria Remarque (pseudonimo di Erich Paul Remark), autore notissimo in particolare per il libro 'Niente di nuovo sul fronte occidentale', e poi della moglie di lui l’attrice Paulette Goddard, che la conservarono nella loro casa di Ronco sopra Ascona, in Canton Ticino, per quasi 40 anni, dal 1940 al 1979. Di 'La Côte des Jalais à Pontoise', particolarmente efficace nei colori e nella composizione, Daniel Marchesseau, che illustra in catalogo tutte i dipinti esposti, scrive che l'opera "partecipa pienamente dell’impressionismo e testimonia della frenesia del pittore che va a disporre il proprio cavalletto di fronte a dei punti di vista dalle prospettive inaspettate".

Due anche le opere - l’olio 'Maison parmi les arbres' (1904-1906) e l’acquerello 'Rochers à Bibemus' (1895-1900) - che appartennero a Lionello Venturi, storico dell’arte raffinato e acuto che, trasferitosi in Francia nel 1931 dopo essere stato rimosso dalla cattedra di Storia dell’Arte all’Università di Torino per non aver accettato (uno dei 13 tra gli oltre 1.200 cattedratici italiani) di prestare giuramento di fedeltà al fascismo, realizzò nel 1936 il primo Catalogue raisonné dell’opera di Cezanne che fu pubblicato con il titolo 'Cézanne, son art, son oeuvre' da Paul Rosenberg, illustre gallerista parigino. La 'Maison parmi les arbres', acquisita da Venturi direttamente da Vollard, è forse l’opera più intrigante presente in mostra, dalla modernità sconcertante: l’artista ha ormai settantacinque anni e racconta il paesaggio con rapidi tocchi di pennello, macchie indistinte che spiccano sulla tela lasciata grezza per buona parte della sua superficie. Un racconto alla maniera dell’acquerello, si potrebbe dire, ma estremamente fresco con quei colori che annunciano più che descrivere la campagna nei dintorni di Aix-en-Provence. Anche nella seconda opera la scena è simile e ancor più della 'casa' tende inconsapevolmente all’astrazione. Da segnalare che questo lavoro passò dalla Collezione di Venturi a quella, altrettanto illustre, di Gianni Mattioli. A segnare ulteriormente l’attenzione del collezionismo italiano verso Cézanne sono in esposizione altre due opere, una - 'Le Cabanon de Jourdan' (1906) - che appartenne al milanese Riccardo Jucker ed ora è conservata presso la Galleria Nazionale di Arte Moderna e Contemporanea di Roma, è considerata l’ultimo dipinto di Cézanne. L'altra opera 'italiana' è 'Esquisse de baigneuse' (1900 ca), una sorta di disegno ad olio su tela che passò dalla Collezione di Ambroise Vollard prima al milanese Carlo Frua De Angeli e poi al parmense Luigi Magnani che la destinò, con una serie di acquerelli di Cèzanne che aveva acquisito nell’ultimo decennio della sua vita, alla Fondazione Magnani Rocca dove tuttora è conservata.

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