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Libri: Fracassi, il mio 'Cola di Rienzo' dimenticato dalla storia

28 novembre 2017 | 12.15
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L'immagine di copertina di 'Cola di Rienzo. La folle vita del rivoluzionario che inventò l'Italia' (Mursia) di Claudio Fracassi.
L'immagine di copertina di 'Cola di Rienzo. La folle vita del rivoluzionario che inventò l'Italia' (Mursia) di Claudio Fracassi.

"Sui manuali di storia per le scuole di solito merita poche righe e quanto alla memoria collettiva della sua città, qui a Roma quando dici 'Cola di Rienzo' l'interlocutore pensa subito alla via dello shopping che porta il suo nome. Come tanti personaggi e avvenimenti legati a Roma è un po' dimenticato dalla storia e dalla gente". Claudio Fracassi parla così, conversando con l'Adnkronos, del personaggio che racconta nel suo ultimo libro, 'Cola di Rienzo. La folle vita del rivoluzionario che inventò l'Italia' (Mursia) Fracassi (classe 1940), giornalista e scrittore, già direttore di 'Paese Sera' e di 'Avvenimenti', ha una certa dimestichezza con temi e personaggi storici romani: suoi sono, fra l'altro, 'La lunga notte di Mussolini' (2002), 'Matteotti e Mussolini. 1924: il delitto del Lungotevere (2004), 'La meravigliosa storia della Repubblica dei briganti. Roma 1849' (2005), 'La ribelle e il Papa Re' (2009), tutti editi da Mursia. "Quasi tutte le mie ricerche storiche hanno riferimento a Roma e mi stupisce sempre come vi sia una lunga serie di vicende 'romane', fra tutte la magnifica avventura della Repubblica Romana, che con fatica riescono a conquistarsi spazi minimi nella narrazione colta e in quella popolare. Credo - spiega Fracassi - che si possa spiegare con l'inestricabilità delle vicende di Roma da quelle del papato e della memoria delle prime dal racconto che ne ha fatto nei secoli il secondo: un racconto spesso mondo, 'accomodato'. Cola di Rienzo è una classica 'vittima' di questa narrazione".

Sul tramonto del Medioevo Cola di Rienzo, di umili natali ma arrivato alla professione di notaio, cultore della lingua latina e della tradizione classica, arrivò, per pochi mesi, a governare Roma assegnandosi la carica di 'Tribuno', restando poi di fatto schiacciato in un gigantesco scontro tra i grandi poteri europei e romani: la Chiesa trasferitasi ad Avignone, l’Impero controllato dai re germanici, le caste nobiliari insidiate dalle nuove borghesie. Il suo progetto, condiviso con passione da Francesco Petrarca, con cui intrattenne un fitto carteggio, aveva come sfondo quello della creazione di una nuova realtà, chiamata "Italia". "Cola di Rienzo ha all'inizio l'approvazione del Vaticano, poi viene bollato come essere infernale, eretico, stroncato nel corpo e nella mente, quindi apparentemente riabilitato e lasciato in pasto alla nobiltà romana che lo fa uccidere in quello che doveva sembrare un moto di popolo", sottolinea Fracassi, ricordando che la vicenda del notaio romano ebbe come massimo narratore un compositore tedesco ispirato da un romanziere inglese: Richard Wagner compone fra il 1837 e il 1840 'Rienzi, l'ultimo dei tribuni', ispirandosi a un romanzo di Edward Bulwer-Lytton, è la sua terza opera. Portata in scena per la prima volta al Semperoper di Dresda, il 20 ottobre 1842, 'Rienzi, l'ultimo dei tribuni' fu un trionfo per Wagner, all'epoca ancora quasi sconosciuto, che anche grazie a questo successo ottenne il posto di Mestro di Cappella nel Teatro di Corte. "Tutto questo mentre in Italia Cola di Rienzo veniva accantonato, lungi dal diventare una figura simbolica della lunga fase prerisorgimentale la sua memoria aderiva perfettamente al ritratto negativo che ne aveva suggerito il papato: un uomo velleitario travolto dalla passione per il potere - ricorda Fracassi - dimenticando la complessità, la ricchezza del personaggio, il suo rivoluzionario progetto politico". Venerdì 1 dicembre al Caffè Letterario di Roma, in via Ostiense 95, si terrà alle ore 18, la presentazione del libro, interverranno Antonio Di Bella, direttore Rai News 24; Gemma Guerrini, vice presidente Commissione Capitolina Cultura e il giornalista Lucio Manisco.

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