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Il viaggio di Arturo, anime perse tra le onde dell’Atlantico

13 giugno 2018 | 18.09
LETTURA: 3 minuti

Il viaggio di Arturo, anime perse tra le onde dell’Atlantico

Perdersi nell’immensità del mare, metaforicamente e letteralmente: è quello che accade ne 'Il viaggio di Arturo' (Mursia, pagg. 342, euro 18,00) il romanzo di Gabriele Mazzoleni, giornalista economico e velista di lungo corso al suo esordio nella narrativa dopo il successo del manuale 'Mollo tutto e vado via. Come organizzare un anno sabbatico in barca a vela' (Mursia, 6 edizioni).

Il romanzo inizia sul ponte di un mercantile comandato dal bretone Gérard, marittimo della vecchia guardia rispettato e temuto dall’equipaggio. Dietro le apparenze compassate nasconde una mente inquieta e tormentata: incalzato dall’età sta facendo i conti con se stesso e sono conti che non tornano. Si trova in quel punto della vita in cui tutto sembra perdere significato e non c’è bussola che possa indicare la rotta. Sulla vita dell’ equipaggio del mercantile si palesa improvvisamente un mistero sotto forma di una barca a vela, l’Armatan, che sta andando alla deriva in mezzo all’oceano. Il primo sopralluogo rivela che a bordo c’erano due persone. Dove sono finite? La barca è in ordine ma dell’equipaggio non c’è traccia. Il mistero si infittisce quando Marco, il secondo ufficiale del mercantile, consegna al comandante il diario di bordo trovato in barca dove due mani diverse hanno scritto la cronaca della crociera che pare essere finita tragicamente.

La lettura del diario svela l’identità dello skipper: Arturo Accoliti partito da Benalmàdena il 22 gennaio 2014 per la traversata atlantica. Ma chi è l’altro uomo a bordo? Il comandante e il secondo leggono il contenuto del diario di bordo e si trovano risucchiati nella vita di Arturo, nei suoi dubbi sul senso della vita, ma anche nel suo rapporto complicato con il compagno di navigazione. Pagina dopo pagina, con continui colpi di scena, il lettore si trova trascinato, insieme ai marinai, sulla cresta dell’onda.

"Ho provato a declinare in chiave moderna la leggenda della barca fantasma che diventa metafora della perdita di punti di riferimento nell'esistenza. Arturo non impartisce lezioni, non ha da offrire risposte universali se non quella che vivere nel dubbio che si rinnova è il miglior antidoto contro la disillusione esistenziale", spiega Mazzoleni.

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