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La sentenza

Musei, sì ai direttori stranieri

25 giugno 2018 | 21.17
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Mantova, cortile della Cavallerizza del Palazzo Ducale (FOTOGRAMMA)
Mantova, cortile della Cavallerizza del Palazzo Ducale (FOTOGRAMMA)

Via libera del Consiglio di Stato alla nomina dei direttori stranieri per i musei italiani. Palazzo Spada, con la sentenza n. 9/2018, ha confermato in modo definitivo la nomina dell'austriaco Peter Assmann a direttore del Palazzo Ducale di Mantova. Nomina alla quale si era opposta Giovanna Paolozzi Maiorca Strozzi, sovrintendente di Parma, con un ricorso accettato dal Tar del Lazio che, con due sentenze, aveva censurato l'iter seguito dal Mibact per nominare i direttori dei musei autonomi tra cui quelli stranieri.

Secondo la sentenza, invece, "la normativa Ue (articolo 45 del Trattato di Roma) non consente di escludere un cittadino dell’Unione europea da una selezione pubblica, a meno che non si tratti di una posizione caratterizzata dall’esercizio esclusivo o prevalente di poteri autoritativi (es.: magistrati, militari, Forze di Polizia)". Per Palazzo Spada, inoltre, "il DPCM n. 174 del 1994 (il quale vieta in effetti di attribuire ai cittadini UE qualunque posto dirigenziale, anche se di contenuto meramente gestionale) risulta in contrasto con il diritto dell’Unione europea e non può quindi essere applicato dal Giudice nazionale".

Nel dettaglio, il Tar del Lazio aveva bocciato la selezione pubblica internazionale dei direttori dei musei evidenziando diverse criticità: la valutazione dei titoli, la trasparenza dei colloqui e soprattutto l'apertura a personalità straniere. Per effetto di questa sentenza cinque direttori, quelli di Palazzo Ducale e Galleria Estense di Modena, del parco di Paestum, dei musei archeologici di Taranto, Reggio Calabria e Napoli, restarono in bilico conservando però il posto dopo la richiesta di sospensiva da parte del ministero di via del Collegio Romano. Il Consiglio di Stato, pronunciandosi una prima volta, aveva già ribaltato la sentenza del Tar del Lazio e ha infine scritto la parola fine sulla querelle.

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