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Sardegna, i Giganti di Monte Prama tornano a Cabras dopo 40 anni

24 marzo 2014 | 11.32
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Sardegna, i Giganti di Monte Prama tornano a Cabras dopo 40 anni

Oristano, 23 mar. - (Adnkrosos) - Alcune sono tornate a casa, dopo un tormentato viaggio di 40 anni, tra gli scantinati del Museo Archeologico di Cagliari, la tappa a Sassari per il restauro e finalmente a Cabras (Or), dove furono trovati esattamente 40 anni fa, nel 1974. Altre sono andate a Cagliari, al Museo Archeologico. Sono i Giganti di Monte Prama, misteriose, affascinanti, romantiche statue di arenaria scoperte da un contadino che arava un terreno della curia oristanese a Monte Prama (in sardo è la Collina delle palme) in un'estate torrida del 1974: 38 grandi sculture alte oltre 2 metri, 13 modelli di nuraghe scolpite nel periodo nuragico 3mila anni fa (fra il IX e VIII sec. a.C.) sistemate sulla collina che guarda la spiaggia di Mari Ermi, lo stagno di Cabras e la città fenicio-punica di Tharros. Era un sepolcreto? O erano sistemate in bella vista sulla costa per scoraggiare invasioni in quel territorio, il Sinis, altamente popolato dai nuragici? Un autentico mistero per gli archeologi.

Il ritrovamento portò alla scoperta di 5178 frammenti che sono ridiventati sculture da ammirare e contemplare. Belle e impressionanti per la loro altezza, per la cura nei dettagli, per la loro storia misteriosa. Il frammento più piccolo pesava 0,2 grammi, il più grande 222 kg. Nel corso degli scavi furono trovate 15 teste, 27 busti, 176 frammenti di braccia, 143 di gambe, 784 di scudi. Un puzzle immenso (curato dal Centro di Conservazione Archeologica di Roma), che ha permesso ai tecnici della Soprintendenza per i Beni Archeologici delle Province di Sassari e Nuoro, eseguito in quattro anni (dal 2007 al 2011) nel Centro di Conservazione e Restauro di Sassari, di individuare 5 arcieri, 4 guerrieri e 16 pugilatori, 13 modelli di nuraghe e di montare 38 strutture su supporti verticali. Costo dell'operazione, 1 milione e 600 mila euro.

Gli arcieri indossano una corta tunica e una protezione sul petto, hanno lunghe trecce di capelli e sulla testa un elmo a due corna. Il braccio sinistro, protetto da una guaina e da un guanto, imbraccia un arco. Il braccio destro è steso lungo il corpo con avambraccio e mano protesi in avanti. Le gambe sono protette da schinieri. I "pugilatori" indossano un gonnellino e sono a torso nudo. Li caratterizza la posizione del braccio sinistro, innalzato a sostenere uno scudo che protegge la testa, mentre il braccio destro, protetto da un guanto, regge il lato frontale dello scudo. Sono stati chiamati pugilatori grazie al guanto che protegge la loro mano destra, in realtà sono dei guerrieri con lo scudo in posizione di difesa.

La terza tipologia è quella relativa alla figura di un guerriero, arrivata a noi in pochi frammenti, che impugnava con entrambe le mani uno scudo circolare finemente decorato. La quarta tipologia corrisponde ai modelli di Nuraghe, cioè riproduzioni di torri nuragiche sia del tipo monotorre che del tipo complesso. Per quanto riguarda la datazione, gli studiosi si confrontano su due ipotesi cronologiche: una prima che colloca le statue intorno al VII a.C., un'altra che si spinge fino alla fine del primo millennio a.C..

Adesso i Giganti, i kolossoi (come li chiamava l'accademico dei Lincei Giovanni Lilliu) hanno una, anzi due, case definitive. La prima a Cabras, nel Civico Museo Cabrarese, sono tornate sei statue e 4 modelli di Nuraghe. L'inaugurazione ieri pomeriggio con grande commozione del sindaco Cristiano Carrus. Ma 'la prima' dei Giganti è stata a Cagliari, al Museo Archeologico. Le statue sono state portate in Piazza Arsenale dove saranno visibili al pubblico.

"Finalmente sono rientrate a casa. E' questa la prima frase che mi sento di dire - scrive il sindaco Carrus -, e lo dico dal profondo del cuore con grande emozione. La nostra gente è stata sempre particolarmente sensibile alla questione, in quanto sente queste meravigliose statue come parte del proprio patrimonio culturale. Le Statue sono una delle scoperte più importanti dell'ultimo secolo dell'archeologia sarda.

Carrus guarda al futuro: "Non è assolutamente trascurabile, la riapertura degli scavi nella zona di Mont'e Prama grazie ad un finanziamento del Ministero dei Beni Culturali, un altro tassello fondamentale per il nostro territorio che permetterà di fare nuove scoperte che arricchiranno il nostro patrimonio culturale". Le analisi al georadar fatte dalle università di Cagliari e Sassari stanno dando risultati che i geologi definiscono "interessanti" per alcune anomalie che fanno pensare ad altre statue sepolte nell'area funeraria di Monte Prama.

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