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Shalabayeva: ''Grazie Italia, ora il mio sogno è incontrare Papa Francesco''

24 aprile 2014 | 19.17
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Shalabayeva: ''Grazie Italia, ora il mio sogno è incontrare Papa Francesco''

''Grazie mille al popolo italiano per la protezione data ad Alua, la mia bambina di 6 anni e a me. Sono molto contenta, la mia speranza è riunirmi con la mia famiglia e far vivere i miei figli in un clima di serenità''. Sorride Alma Shalabayeva, incontrando i giornalisti presso lo studio legale e di consulenza internazionale Lana-Lagostena Bassi, dopo aver ottenuto lo status di rifugiato, ai sensi dell'art. 1 della convenzione di Ginevra.

''Il mio sogno ora - spiega Alma - è incontrare Papa Francesco, perché per me è il simbolo della fratellanza e del rispetto di diritti umani''.

''Posso solo dire grazie all'Italia - prosegue Shalabayeva - perché ho trovato accoglienza, mentre non ho potuto contare sulla protezione del mio Paese. Vorrei aiutare tutti coloro che hanno sofferto, tutti coloro che soffrono per le azioni violente condotte dalle dittature''.

''Il Kazakhstan - spiega - sta usando me e mia figlia per ricattare mio marito (Mukthar Ablyazov, ndr) che è un oppositore del regime di Nursultan Nazarbayev. Pochi sanno che mio marito è uno degli organizzatori del partito di opposizione in Kazakhstan: è stato in carcere e ha già subito torture, come hanno accertato anche organizzazioni internazionali, attestando che è un prigioniero politico e che il processo contro di lui è ingiusto''.

Shalabayeva, che ringrazia le autorità italiane e in particolare l'ex ministro degli Esteri Emma Bonino, per la concessione dello status di rifugiato, quindi rimarca: ''A me interessa ora incontrare mio marito che è sottoposto a un pericolo enorme e imminente: voglio aiutarlo in tutti i modi, ma non so come fare. Il corrotto regime kazako è contro lui e la sua famiglia''.

La moglie di Ablyazov si dice poi ''grata'' alla scuola della figlia ''per la vicinanza che ci ha dimostrato, ora Alma è tornata nella scuola romana che aveva dovuto lasciare. Quando l'hanno vista, i suoi compagni le sono corsi incontro e l'hanno abbracciata. E' anche grazie a loro che siamo qui, vivi... siamo contente di aver ricevuto asilo politico dall'Italia''.

Quando le chiedono della figlia di sei anni, Shalabayeva sorride. ''Alua è felice - spiega - è tornata a suonare il pianoforte, e ha una bravissima insegnante''. A settembre scorso una delegazione della commissione per i Diritti Umani del Senato aveva fatto visita ad Alma Shalabayeva nella sua casa di Almaty, la vecchia capitale del Kazakhstan. In quell'occasione, la piccola Alua, con una maglietta bianca e leggings fucsia, rispondendo al video appello dei suoi compagni di scuola di Casalpalocco, aveva suonato il pianoforte. Alma parla anche dei suoi genitori. ''Saranno sempre a rischio - dice - ho cercato di persuaderli ad andare via dal Kazakhstan, ma nonostante siano molto malati, non ci sono riuscita''.

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