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Strage Santhià, il padre dell’assassino: “Chiedo umana pietà per Lorenzo”

17 maggio 2014 | 11.28
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Interrogatorio fiume per Lorenzo Manavella, il 25enne accusato di omicidio pluriaggravato e rapina aggravata. Giovane promessa del Volley, quando si è costituito aveva ancora gli abiti sporchi di sangue. Su Facebook scriveva alla nonna “Ti voglio bene, sei la mia vita” con un cuoricino ed è lei “la più bella donna che non mi tradirà mai” (Fotogallery)

Lorenzo Manavella (foto da Facebook)
Lorenzo Manavella (foto da Facebook)

Dopo sette ore di interrogatorio Lorenzo Manavella, il 25enne di Santhià, nel vercellese ha confessato di aver ucciso i nonni e la zia. Il giovane è in stato di fermo, è accusato di omicidio pluriaggravato e rapina aggravata. A quanto apprende l’Adnkronos da una qualificata fonte investigativa, la promessa del Volley avrebbe agito in un ‘’momento di follia violenta’’, probabilmente causato dalla droga (FOTO).

Il giovane, che si era costituito venerdì sera alla Polizia ferroviaria di Venezia, trasferito nelle notte a Vercelli per l’intera mattinata, è stato sentito dai magistrati della Procura. Una confessione piena, la sua, a parere degli investigatori, per cui il 25enne avrebbe voluto togliersi “un peso della coscienza’’, raccontando nel dettaglio la sua versione dei fatti. I militari sono impegnati a verificare tutti i passaggi della lunga deposizione e a ricostruire ogni sfaccettatura della vicenda e della personalità del giovane anche sentendo conoscenti e parenti. Intanto, si legge in una nota della Procura della Repubblica di Vercelli le indagini proseguono per “meglio comprendere la dinamica del delitto e le ragioni dell’impulso omicida ricollegabile all’utilizzo di sostanze ad azione stupefacente”.

Il padre di Lorenzo - Sono momenti assai difficili da sopportare con le proprie sole forze e si chiede umana pietà anche per Lorenzo, che porterà per il resto della vita il peso delle sue gravi azioni insieme a chi lo ha amato". Cosi' in una nota, Gian Luca Manavella, padre di Lorenzo.

E’ listata a lutto la prima pagina del sito della Asd Pallavolo Santhià con un fiocco nero e la scritta: “Silenzio, rispetto e preghiera”. E’ la società della squadra, allenata dal padre di Lorenzo. Nella stessa società milita anche il 25enne, reo confesso del triplice omicidio dei nonni e della zia. “Con immenso dolore ci stringiamo a Gian Luca e famiglia in questa terribile tragedia” si legge.

Su Facebook ce ne sono alcuni che saltano agli occhi. In un post scriveva alla nonna “Ti voglio bene, sei la mia vita” con un cuoricino e, poi, è lei “la più bella donna che non mi tradirà mai”.

Sul sito, tra gli atleti della società, c’è ancora il nome di Lorenzo, numero dieci della squadra serie B2 nazionale maschile. A cliccarci sopra esce la snella scheda del 25enne: una foto che lo ritrae sul campo, sorridente, maglia rossa e le braccia incrociate dietro la schiena.

Quando il giovane si è costituito alla Polfer di Venezia, era in stato confusionale e “aveva ancora addosso gli abiti sporchi di sangue”. Un dettaglio importante per Massimo Di Giannantonio, docente di psichiatria all’università di Chieti che, dice, “ci fa decisamente entrare nel campo della sofferenza e della patologia”. “Perché se una persona uccide con un piano criminale volontario, cognitivamente compiuto, fa di tutto per cancellare le prove, per costruirsi un alibi, per troncare ogni rapporto e ogni relazione e non assumersene la colpa”. “Se, invece - spiega all’Adnkronos Salute - dopo l’efferato gesto criminoso, si portano ancora addosso, tangibili ed evidenti, i dati del proprio crimine, primo fra tutti il sangue, possiamo comprendere in maniera tautologica che il fatto compiuto non è altro che un impossibile tentativo di vendetta e di riscatto, di fronte a un ambiente familiare che si sente limitativo, inibitorio, costrittivo della propria espressività personale”.

Secondo Anna Oliverio Ferraris, docente di Psicologia dello sviluppo all’università Sapienza di Roma, “è ancora presto per formulare ipotesi sul movente di questo delitto, anche perché occorre considerare che il giovane aveva fatto, in passato, uso di droghe”.

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