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'Inchino' della Madonna al boss, indaga l'Antimafia. Il comune: "Solo un rallentamento"

07 luglio 2014 | 10.59
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L'amministrazione di Oppido Mamertina: "Se emergeranno reati, noi parte civile". Replica alle polemiche dopo che un maresciallo dei carabinieri e due militari hanno abbandonato la processione interpretando la sosta come un 'inchino' al boss Mazzagatti. La Procura distrettuale antimafia di Reggio Calabria apre un'inchiesta. Cafiero de Raho all'Adnkronos: "Sudditanza di un territorio alla criminalità". Il vescovo della diocesi: "Blasfema devozione". Alfano: "Rituale ributtante". La scomunica del Papa alla 'Ndrangheta

'Inchino' della Madonna al boss, indaga l'Antimafia. Il comune:

Nessuna riverenza nei confronti del boss ma solo un rallentamento del corteo dovuto alla manovra necessaria per girare la vara della Madonna portata in processione. Così l'amministrazione comunale di Oppido Mamertina replica alle polemiche sull'abbandono della celebrazione religiosa da parte del maresciallo dei carabinieri e di due militari che, domenica, hanno interpretato quella sosta come inchino per Giuseppe Mazzagatti, boss di 82 anni ai domiciliari per motivi di salute.

Ma intanto la Procura distrettuale antimafia di Reggio Calabria ha aperto un'inchiesta sull'inchino.

"Un fatto grave" - Lo conferma il procuratore Federico Cafiero de Raho, che all'Adnkronos dichiara: "Personalmente ritengo che sia un fatto grave che dimostra come la 'ndrangheta controlli il territorio. Persino una manifestazione religiosa è piegata in ossequio dei boss. È un fatto sintomatico della sudditanza di un territorio nei confronti della criminalità".

La nota del Comune - In una nota, il comune sottolinea: "Sentiamo con sobrietà di condannare il gesto se l'obiettivo era rendere omaggio al boss perché ogni cittadino deve essere riverente alla Madonna" e non si può dissacrare "l'onnipotenza divina, verso cui nessun uomo può osare gesto di sfida".

La processione - "Nel dubbio - prosegue la nota - abbiamo agito secondo un principio di buon senso e non abbiamo abbandonato il corteo per non creare disagi a tutta la popolazione oppidese e alle migliaia di fedeli che giungono numerosi da diversi paesi" per assistere alla processione, alla quale hanno partecipato anche sindaco, giunta comunale e altri amministratori.

Il sindaco - A conclusione, si legge, "il sindaco, nella consapevolezza che il percorso della processione è stabilito dalle autorità religiose, si è recato da uno dei sacerdoti presenti alla processione a chiedere delucidazioni" sull'atteggiamento dei portatori.

Al primo cittadino è stato detto che "tale ritualità di ruotare la vara verso il corso Aspromonte è prassi consolidata da oltre trent'anni perché la Madonna durante il corteo non attraversava e non attraversa quel tratto di paese. Tutto ciò da sempre in presenza delle autorità civili, ecclesiastiche e delle medesime autorità militari".

Comune come 'parte civile' - Durante una conferenza stampa, inoltre, l'amministrazione ha fatto sapere che, "qualora dovessero emergere in capo a terzi reati da cui si evince che il significato del gesto reiterato nel corso degli anni era rendere riverenza alla criminalità organizzata, noi ci costituiremo parte civile nel procedimento a loro carico in quanto è stato leso il decoro, la dignità e l'immagine di tutti i cittadini onesti e laboriosi della comunità Mamertina, della Provincia di Reggio Calabria e della nostra Regione".

Il vescovo della diocesi - Sulla vicenda, il vescovo della diocesi di Oppido-Palmi, monsignor Francesco Milito, ha espresso una "immediata e netta riprovazione dell'inconsulto e temerario gesto di blasfema devozione che va all'opposto di quella dovuta alla Madre di Dio". Secondo il pastore, "chi è riuscito a compierlo, e a ritentarlo, è chiaramente lontano da ogni pur minimo spirito di fede pura".

Le parole di Milito sono dure e sottolineano un "inaccettabile atteggiamento" vista la "mancanza di giusta reazione, come quella avuta dal comandante della locale stazione dei carabinieri e dei suoi due uomini in servizio", da parte "dei partecipanti alla processione, da parte del Clero e di membri vicini alle attività della Chiesa".

L'Osservatore Romano - Per il quotidiano della Santa Sede, ''la vicenda non è certamente la prima del genere in zone dove il pervertimento del sentimento religioso si accompagna spesso all'azione della criminalità - scrive l'Osservatore Romano - e a un'acquiescenza, dettata da paura o interesse, purtroppo ancora diffusa tra le popolazioni''.

Conferenza episcopale calabra - Si è trattato di un fatto ''esecrabile'' che va condannato. Così l'arcivescovo di Cosenza Salvatore Nunnari, che è anche presidente della Conferenza episcopale calabra, ha definito l'episodio. ''Avrei preferito che il prete fosse scappato insieme ai carabinieri'' ha aggiunto. ''Sia chiaro che questi signori hanno fatto un inchino alla 'Ndrangheta, ma non lo hanno fatto né la Madonna né la Chiesa''.

Nunnari ha quindi convocato a breve tutti i vescovi calabresi per dare indicazioni pastorali. L'idea del presule reggino è di sospendere le figura del padrino ai battesimi e alle cresime per evitare che venga attribuito a questo gesto un significato non sacro.

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