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Riccione: sequestrati beni per 5 mln, c'e' anche Green Bar

11 luglio 2014 | 17.08
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I beni appartengono ad un noto pregiudicato napoletano, già condannato per tentata estorsione

Riccione: sequestrati beni per 5 mln, c'e' anche Green Bar

I finanzieri del Comando Provinciale di Rimini hanno sequestrato beni mobili e immobili, tra cui il lussuoso Green Bar di viale Ceccarini a Riccione, per un valore di oltre 5 milioni di euro, appartenenti ad un noto pregiudicato napoletano, già condannato per tentata estorsione.

Il Tribunale di Rimini, Sezione Penale, ha emesso decreto di sequestro e confisca dei beni di cui C. S., quarantacinquenne di Napoli già condannato, con patteggiamento, per aver commesso un delitto di tentata estorsione, aveva la disponibilità in valore sproporzionato rispetto al reddito prodotto o all'attività economica svolta.

In particolare, il Nucleo di Polizia Tributaria di Rimini, attraverso una capillare attività di intelligence e analisi operativa nel settore delle iniziative turistico-commerciali sulla costa romagnola, ha scoperto che C.S. attraverso una srl a lui interamente riconducibile, gestisce il prestigioso Green Bar di Viale Ceccarini a Riccione. E' emersa inoltre una profonda discrepanza (pari a circa un milione di euro) tra reddito dichiarato e patrimonio posseduto da C.S.

C.S., in particolare, aveva patteggiato una pena di due anni a seguito della condanna per una tentata estorsione, aggravata dall'uso dell'arma, realizzata in danno di un avvocato riccionese che patrocinava gli interessi dei proprietari dei locali dove ha tuttora sede il bar sequestrato e che avevano ottenuto un'ordinanza esecutiva di sfratto.

Attraverso tali minacce aveva cercato di indurli a non dare seguito al provvedimento ovvero ad accettare le sue condizioni. In altre circostanze, in concorso con altri due pregiudicati campani, aveva addirittura esploso colpi di arma da fuoco contro la vetrina del negozio della moglie del legale.

Anche per i rapporti con i suoi due complici, sottoposti, in altri procedimenti, a misure cautelari personali per aver commesso reati aggravati dal metodo mafioso, C.S. è stato ritenuto socialmente pericoloso e, dunque, passibile dell'applicazione della normativa antimafia. Durante l'udienza tenuta in Camera di Consiglio davanti al Tribunale di Rimini, C.S. ha tentato di giustificare la discrepanza tra reddito e patrimonio evidenziata dai finanzieri del Nucleo Pt di Rimini dichiarando di aver accumulato le illecite ricchezze attraverso ricavi della sua attività sottratti alla tassazione in forza di condoni tombali succedutisi nel periodo dal 1997 al 2003.

I giudici, accogliendo le tesi della Guardia di Finanza, nonché recependo l'indirizzo univoco della Suprema Corte di Cassazione, hanno respinto le pretestuose argomentazioni sottolineando nel provvedimento che tali circostanze appalesavano una proclività all'evasione e costituivano ulteriore, grave elemento di fatto per giudicare C.S. socialmente pericoloso, inserendolo tra coloro che vivono, anche in parte, con i proventi di attività illecite così come previsto dalla norma.

In sostanza, affermando il concetto, da tempo sostenuto dalla Guardia di Finanza di Rimini, che la accertata pericolosità fiscale costituisce a pieno titolo ''species'' della pericolosità sociale, sono state applicate le misure di prevenzione patrimoniali in ragione di condotte illecite abituali e ripetitive attinenti anche lo specifico settore fiscale.

Il Tribunale di Rimini, Sezione Misure di Prevenzione, ha quindi emesso la misura ablativa disponendo il sequestro e la contestuale confisca delle quote della società che si occupa della gestione del Green Bar e di tutti beni strumentali della predetta azienda, nonché di un appartamento e di un garage ubicati nel centro di Riccione, di un motociclo di grossa cilindrata e di un'autovettura, per un valore complessivo di circa 5 milioni di euro. I beni saranno gestiti dall'Agenzia Nazionale dei Beni Confiscati alla Criminalità.

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