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Camorra, chiesto il carcere per il deputato di Forza Italia Luigi Cesaro

23 luglio 2014 | 12.34
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La Dda di Napoli accusa lui e due suoi fratelli di aver agevolato il clan dei Casalesi, fazione Bidognetti. Una "complicità finalizzata a garantire agli imprenditori compiacenti l'aggiudicazione di gare d'appalto". Il parlamentare: "Chiederò alla Camera di autorizzare l'arresto"

(Foto Infophoto) - INFOPHOTO
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Ordinanza di custodia cautelare in carcere per il parlamentare di Forza Italia Luigi Cesaro e due suoi fratelli. I reati configurati sono concorso esterno in associazione per delinquere di stampo mafioso, concorso in turbata libertà degli incanti e illecita concorrenza con violenza e minaccia aggravati dall'aver agevolato il clan dei Casalesi, fazione Bidognetti.

La Giunta delle Autorizzazioni a procedere della Camera inizierà mercoledì prossimo l'esame della richiesta di arresto. "Grande è la mia amarezza di fronte a un'accusa ingiusta rispetto alla quale ho più volte ribadito la mia totale estraneità. Nel contempo mi sento però sollevato perché nell'ambito di un formale procedimento avrò la possibilità di difendermi fiducioso come sempre nella capacità della magistratura di accertare la verità nel rispetto delle prerogative difensive evitando di lasciarsi irretire da facili e suggestivi teoremi'', ha dichiarato Cesaro che ha aggiunto: "Come già anticipato chiederò che la Camera dei Deputati autorizzi rapidamente l'esecuzione del provvedimento sia perché ritengo giusto che io venga trattato come un comune cittadino, sia perché, finalmente, potrò uscire da un incubo che mi accompagna da anni".

L'indagine, avviata nel novembre 2008, ha acclarato - scrive il procuratore aggiunto Giuseppe Borrelli - "l'esistenza di una collaudata e duratura connivenza di alcuni dei massimi esponenti della criminalità locale quali Raffaele Bidognetti, figlio del noto Francesco Bidognetti detto Cicciotto 'e Mezzanotte, capo di una delle più importanti fazioni del clan dei Casalesi, con esponenti e funzionari del Comune di Lusciano e con soggetti di elevata statura imprenditoriale".

Questa "complicità", evidenzia il procuratore aggiunto della Dda di Napoli, era "finalizzata a garantire agli imprenditori compiacenti previo illecito guadagno da parte di tutti i soggetti interessati, l'aggiudicazione di gare d'appalto (o di assegnazione di lavori pubblici attraverso altre procedure) violando il rispetto delle più elementari norme di lecita concorrenza e di procedura di assegnazione degli appalti e delle commesse pubbliche".

L'indagine, coordinata dalla Dda di Napoli, rappresenta uno dei filoni scaturiti dalle dichiarazioni di Luigi Guida, collaboratore di giustizia e in passato reggente del clan Bidognetti tra il 2000 e il 2005; in questa veste Guida ha tessuto i rapporti con esponenti della politica e dell'imprenditoria nella provincia di Caserta, e in particolari nei territori controllati dal suo gruppo criminale come Castel Volturno, Villa Literno, Lusciano, Parete e Casal di Principe. Le sue dichiarazioni, ricorda Borrelli, "hanno già trovato riscontro nel processo 'Normandia' concluso con la condanna, anche in appello, per concorso esterno in associazione camorristica, di Nicola Ferraro, già consigliere regionale e collettore dei rapporti tra il clan e la politica".

Cesaro incontrò - secondo quanto ricostruito dai collaboratori di giustizia Gaetano Vassallo e Luigi Guida "capi e affiliati del clan Bidognetti" per discutere delle indagini sull'appalto vinto dalla 'Cesaro costruzioni generali' per lavori nel comune di Lusciano. Secondo quanto emerso dalle indagini, l'impresa dei fratelli Cesaro - dopo essere stata dichiarata vincitrice della gara nel giugno del 2004 - avrebbe più volte sollecitato il Comune di Lusciano minacciando anche di procedere a rivalsa di natura economica per farsi affidare l'area delle operazioni per iniziare i lavori.

"I Cesaro - scrive Borrelli - venuti a conoscenza dell'acquisizione documentale operata dalla polizia giudiziaria presso il Comune di Lusciano e dopo la pubblicazione di stralci delle dichiarazioni rese dai collaboratori di giustizia, hanno rinunciato all'affidamento dei lavori". Vengono quindi giudicate "rilevanti ai fini di prova dell'ipotesi accusatoria" le dichiarazioni di Vassallo e Guida che, spiega Borrelli, "hanno ricostruito un incontro dell'onorevole Luigi Cesaro con capi e affiliati del clan Bidognetti per discutere della vicenda; anche il collaboratore di giustizia Diana Tammaro ha riferito in ordine al patto fra il clan e i fratelli Cesaro".

L'impresa Cesaro sarebbe stata inoltre agevolata dagli amministratori comunali per l'ottenimento di un bando relativo alla progettazione esecutiva, la costruzione e la realizzazione di un centro sportivo nel comune di Lusciano, "ai danni delle altre imprese interessate tra cui quella di un imprenditore che, successivamente, ha anche inteso collaborare con la giustizia". ll gip ha rigettato le richieste del pm di arresto per altri 7 indagati per carenza di attuali esigenze cautelari.

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