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Salti mortali, volteggi e avvitamenti: sono gli acrobati di strada del parkour /Video

01 agosto 2014 | 16.44
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Si chiamano 'traceur' e volano da un ostacolo all'altro con movimenti rapidi ed essenziali, eseguendo un percorso tracciato. Il fenomeno è nato in Francia come sport metropolitano e si è diffuso rapidamente e con successo anche in Italia

All'inizio erano in pochi. Quando “saltavi sui tetti delle case, ti arrampicavi sugli alberi e salivi sui muri degli edifici era facile essere scambiati per ladri”, racconta il traceur Nicolas Minauda all'Adnkronos. Oggi il parkour, nato come sport metropolitano in Francia, si è diffuso in tutta Italia. E' conosciuto e praticato non solo dagli adolescenti. E si arricchisce continuamente di nuovi movimenti.

Li vedi correre su pareti verticali. Cadere da altezze elevate. Fare salti mortali, volteggi e avvitamenti. E, sospesi nel vuoto, dare prova di grande equilibro e resistenza. Sembrano degli acrobati di strada, ma sono tutti traceur, quelli che nel parkour tracciano un percorso. Ragazzi ma anche persone adulte. Marco Bisciaio, fondatore della scuola 'Parkour Roma' precisa: “Nei nostri corsi abbiamo anche quarantenni e bambini di 5 anni. Ho avuto addirittura un allievo di 57 anni”. I loro profili sono diversi. “Con noi si allenano avvocati, architetti e anche un regista. Oltre a tanti ragazzi che vanno ancora a scuola”.

Il parkour è nato in Francia negli anni novanta. Approda nel nostro Paese nel 2005, riscuotendo presto grande successo. Si tratta di eseguire un percorso, spesso in un contesto urbano, superando ogni ostacolo con movimenti rapidi ed essenziali. La comunità dei traceur in Italia è in continua espansione: i 'tracciatori' si impegnano a sviluppare nuovi trick e contribuiscono a stilare le linee guida alla base di questo sport.

“Uno degli ultimi movimenti - spiega il traceur Alessandro Plasi - è il cork: un avvitamento quasi orizzontale, paralleli al terreno”. “Altro trick interessante - interviene Minauda - è il doppio monkey, che consiste nel superare un doppio ostacolo, come due muretti: si salta sul primo ostacolo, ci si spinge con le mani per raggiungere il secondo e poi si atterra in piedi. Tra un salto e l'altro c'è una fase intermedia in cui sembra quasi di volare”.

La popolarità del parkour è cresciuta in questi ultimi anni. E la filosofia che ne è alla basa, improntata a semplicità e naturalezza dei movimenti, inizia a essere dimenticata. “I tracciatori esperti - conclude Bisciaio - cominciano a essere richiesti, per le loro acrobazie, in spot televisivi e corti cinematografici. Molti di loro diventano stuntman di professione. Gli atleti di parkour si sono resi conto di poterci guadagnare qualcosa. Con il risultato che questo sport sta diventando sempre più commerciale”.

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