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Grosseto, sub sopravissuto: "Non era un'immersione estrema". Proseguono le indagini

11 agosto 2014 | 15.40
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Marco Barbacci, scampato alla tragedia, che si è consumata nelle acque al largo di Porto Santo Stefano, esclude che i suoi compagni si siano spinti troppo in profondità e siano morti per la narcosi da azoto. A far chiarezza gli accertamenti sulle bombole in dotazione ai tre sub. Fissata per mercoledì l'autopsia. Sub perde la vita a Marina di Camerota. Un altro colto da malore durante immersione a Capri

(Foto Infophoto) - PRISMA
(Foto Infophoto) - PRISMA

''Eravamo lì per fare delle immersioni tranquille, le definirei quasi ricreative, comprese tra 30-40 metri di profondità, non erano assolutamente immersioni estreme''. A dirlo ad Adnkronos è Marco Barbacci il 35enne che ieri è scampato alla tragedia che si è consumata nelle acque al largo di Porto Santo Stefano in cui sono morti tre sub di Perugia, il 57enne Fabio Giaimo e i due ragazzi Enrico Cioli e Gianluca Trevani.

''Io ero con un ragazzo che aveva un'abilitazione inferiore - racconta ancora Barbacci - e quando sono risalito mi sono accorto dell'emergenza, ho cercato di rianimarli come potevo ma non c'è stato niente da fare, l'ho fatto in maniera forsennata e quello poi mi ha procurato uno svenimento. Io non so cosa sia accaduto sott'acqua, ma dai minuti fatti sul fondo non credo avessero tempi da scontare per risalire e poi non sono quelli i profili per vederli morti in superficie''.

Barbacci, ricoverato ieri pomeriggio e poi dimesso in serata non sa cosa sia accaduto perché non era con i tre uomini che poi sono deceduti, ma esclude "categoricamente'' che i suoi compagni si siano spinti troppo in profondità e siano rimasti vittime della cosiddetta narcosi da azoto. Allo stesso modo Barbacci specifica che le bombole che avevano noleggiato al diving di Talamone ''non contenevano nessuna miscela particolare, ma solo aria''. "Speriamo che venga fatta presto chiarezza dalle indagini in corso" chiosa il sub che ha visto morire tre compagni con cui ha vissuto tantissime esperienze.

Intanto proseguono le indagini da parte della Guardia costiera su disposizione della Procura di Grosseto, la quale ha aperto un fascicolo senza indagati al momento, ha sequestrato tutta l'attrezzatura indossata dai quattro sub durante l'immersione.

Le ipotesi su quanto possa essere accaduto sono due: le bombole difettose o caricate in maniera inadeguata, oppure che due dei sub morti possano aver perso la vita nel tentativo di soccorrere il terzo, riemergendo troppo in fretta da una profondità di almeno 40 metri. Nei prossimi giorni verranno infatti effettuati gli accertamenti sulle bombole che avevano in dotazione i tre sub sui quali verrà inoltre eseguita l'autopsia mercoledì mattina all'ospedale di Grosseto. Nelle prossime ore verranno fissati, inoltre, anche gli accertamenti irripetibili su tutta l'attrezzatura sequestrata: dalle bombole al compressore che le ha ricaricate, alla barca con cui i sub si sono spostati.

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