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Da Motta Visconti alla tragedia di Ancona, sei casi di padri che uccidono i figli

22 agosto 2014 | 15.26
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La tragedia familiare che si è consumata in un'abitazione di San Giovanni la Punta, nel catanese, dove un uomo di 47 anni, Roberto Russo, ha ucciso a coltellate la figlia Laura di 12 anni e ferito in maniera grave un'altra figlia di 14 anni avviene a pochi giorni da un altro delitto in famiglia dove un padre ha ucciso la figlia di pochi mesi. Vittima la piccola Alessia di 18 mesi accoltellata nella casa di Collemarino dal padre Luca Giustini ora ricoverato in stato di arresto nel reparto di psichiatria dell'ospedale Torrette di Ancona.

Un'estate segnata dalle tragedie familiari, sei in pochi mesi. A Motta Visconti il 14 giugno scorso Carlo Lissi stermina la sua famiglia uccidendo la moglie e i due figli di 5 anni e venti mesi, simulando poi una rapina. Dopo il triplice omicidio, Lissi si era fatto una doccia in cantina, si era rivestito ed era andato a vedere la partita della Nazionale con l'Inghilterra con gli amici in un pub del paese. Dopo poche ore però crolla confessando di aver ucciso a coltellate tutta la sua famiglia.

Un delitto efferato seguito poche settimane dopo da un altro fatto di sangue costato la vita a Ilaria Abbate. La giovane donna era stata ferita una domenica mattina mentre insieme alla sua amica Ilaria Toni e al suo piccolo di due anni e mezzo stavano andando in piscina. A sparare contro di lei, contro il bambino e anche contro l'amica era stato Riccardo Bazzurri, l'ex compagno della Abbate. Bazzurri morto poco dopo in ospedale dopo la sparatoria aveva rivolto l'arma contro se stesso. Il bambino, ferito in maniera gravissima venne subito trasportato al Meyer di Firenze dov'è tutt'ora ricoverato in condizioni ancora molto gravi.

Il 9 agosto in Basilicata Vito Tronnolone, carrozziere in pensione di 65 anni, uccide con una pistola la moglie Maria Stella Puntillo, 57, ed i due figli Luca e Chiara, di 32 e 27, e si toglie la vita on la stessa arma, regolarmente detenuta. Erano da pochi giorni rientrati a San Fele, in provincia di Potenza, da Lastra a Signa (Firenze) dove risiedevano da decenni.

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