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Sanità, Italia fanalino di coda per lotta alla corruzione

18 settembre 2014 | 15.16
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Italia fanalino di coda nella lotta alla corruzione in Sanità. Le Regioni italiane non raggiungono la sufficienza nelle attività di contrasto al fenomeno che, secondo le stime degli esperti, 'assorbe' il 5% dell'intera spesa sanitaria, nel nostro Paese una batosta da 6 miliardi dei euro. Nonostante le cifre delle risorse 'bruciate' a mettere in campo iniziative e politiche anticorruzione a livelli accettabili solo un piccolo drappello di amministrazioni: Bolzano, Trento, Valle D'Aosta, Friuli Venezia Giulia, Piemonte. Lo rileva uno studio dell'università di Göteborg, presentato oggi all'incontro internazionale su corruzione e sprechi, in corso a Roma, e organizzato da Transparency International Italia, Ispe-Sanità e Riscc con l'obiettivo di proporre esperienze e soluzioni concrete.

L'indagine europea ha infatti analizzato la capacità di governace in sanità delle diverse Regioni del Vecchio continente valutando, come indicatore, anche la corruzione. Poco confortanti le performace italiane su questo dato: in una scala di valori tra 3 (massimo) e -3 (minimo) il punteggio più elevato delle nostre Regioni è stato quello di Bolzano, attestato a 0,80. Il piu' basso quello della Calabria, con 2,10.

Inoltre L'Italia si è guadagnata il poco invidiabile primato di maggiore variabiltià per aree geografiche in fatto di capacità di governance e azioni di prevenzione alla corruzione. Elevati risultano anche i rischi legati, ad esempio, alla lottizzazione politica per le nomine, all'assenza di trasparenza nella farmaceutica, alla gestione degli appalti alla questione morale in tema di sanità privata. Mentre i casi concreti rilevati (dall'analisi di fonti di stampa) risultano maggiori al Sud, in particolare Campania, seguita da Puglia Calabria e Sicilia. Più virtuose Valle D'Aosta, Trentino alto Adige, Friuli Venezia Giulia, Basilcata.

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