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Parla Domnica: ''Sulla nave l'inferno, noi salimmo sul ponte: un elicottero doveva salvarci''

30 settembre 2014 | 16.42
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Scaduto l'ultimatum lanciato al comandante Schettino, la moldava racconta cosa accadde la notte del 13 gennaio 2012 mentre la Concordia stava colando a picco: ''Lui sostiene di esserci andato per controllare la dritta della nave ma non è così''. Dal Giglio a Genova, l'ultimo viaggio della Concordia/FOTO

La Concordia naufragata al largo del Giglio (Infophoto) - INFOPHOTO
La Concordia naufragata al largo del Giglio (Infophoto) - INFOPHOTO

Nell'inferno di quella notte del 13 gennaio 2012, mentre la Concordia stava andando a picco, con il comandante Schettino e il maitre Ciro Onorato ''salimmo sul ponte 11'' ''in attesa di un elicottero'' che ci portasse in salvo.

Scaduto l'ultimatum lanciato via Facebook a Schettino, parla Domnica Cemortan. La moldava che quella notte era sulla plancia di comando insieme al comandante racconta, al settimanale Oggi', la verità su quei momenti concitati che seguirono l'ordine di abbandonare la Costa Concordia, incidente in cui persero la vita 32 persone. "Salimmo al ponte 11, e anche se Schettino sostiene di esserci andato per controllare la dritta della nave io dico che eravamo lì ad aspettare un elicottero che portasse via tutti e tre. O forse solo qualcuno di noi".

La rivelazione non cambia la ricostruzione dell'incidente, ma secondo la moldava "riaccende i riflettori sulla notte del 13 gennaio 2012 e mostra nello sviluppo delle operazioni di soccorso alcune stranezze. Mentre a bordo si scatenava l'inferno e decine di persone perdevano la vita, veniva predisposta un'uscita rapida e indolore per pochi privilegiati".

"Nessuno parlò dell'arrivo di un elicottero", dice, "ma mentre eravamo lì, il comandante aveva un'aria impaziente, continuava a guardarsi in giro, come se aspettasse qualcosa. A un certo punto disse: 'Ma qui non ci vede nessuno!'. Il riferimento mi è sembrato inequivocabile. Chi mai doveva vederci di notte in cima alla nave? Da sotto nessuno ci poteva vedere. Evidentemente era dall'alto che dovevamo renderci visibili".

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