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Veronesi lancia l'allarme: "Più casi di cancro al seno perché si fanno meno figli"

30 settembre 2014 | 16.45
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L'oncologo fa appello a donne e società affinché si riscopra la 'missione' maternità e i suoi benefici: "Bisogna che ci rendiamo conto che le donne hanno bisogno di procreare". Nel dopoguerra "in Italia i tumori al seno erano pochissimi" oggi 4 diagnosi l'ora, con un incremento dell'1,3% all'anno

(foto Infophoto)
(foto Infophoto)

Ogni anno 1 milione di casi nel mondo e 47mila in Italia: 4 diagnosi all'ora. Se i tumori al seno, "un tempo rari nel nostro Paese", oggi hanno un'incidenza che cresce al ritmo dell'1,3% ogni anno, è perché "è calato il numero di gravidanze. Le donne prima facevano 10-15-20 figli e li allattavano tutti, mentre oggi ne fanno sempre meno e non sempre li allattano. E così, se prima il seno non si ammalava perché restava sempre in attività, oggi è un organo fragile proprio perché 'in disarmo'". E' l'altra faccia dell'emergenza 'culle vuote', descritta dall'oncologo Umberto Veronesi oggi a Milano, durante un incontro organizzato dalla Fondazione che porta il suo nome.

Lo scienziato lancia un appello alle donne affinché riscoprano la 'missione' maternità e i suoi benefici, ma anche alle istituzioni perché creino condizioni sociali più adatte alle nuove 'mamme acrobate': "Bisogna che ci rendiamo conto che le donne hanno bisogno di procreare - ammonisce il fondatore dell'Istituto europeo di oncologia - E' un bisogno naturale e psicologico, una forma di realizzazione", nonché un viatico di salute. "Oggi però le donne lavorano anzi hanno un doppio lavoro, uno fuori casa e l'altro dentro, e quindi vivono molte difficoltà. E' necessario trovare il più possibile il modo di favorire la maternità, anche se è una battaglia difficile perché il cosiddetto progresso è un carro armato che schiaccia tutto". Ma un progresso nemico della natalità è un progresso senza futuro, è il messaggio dello scienziato.

"Nel dopoguerra in Italia i tumori al seno erano pochissimi - ricorda Veronesi - Le donne morivano di cancro all'utero e gli uomini di cancro allo stomaco, oggi quasi scomparsi, a dirci che i tumori si possono combattere". Anche per il seno è così: a un aumento dell'incidenza corrisponde una riduzione di mortalità pari al -1,6% l'anno, e a fare la differenza sono la prevenzione e la diagnosi precoce: "Se il tumore è molto piccolo si guarisce con percentuali superiori al 98%, se è molto grande si muore", ribadisce l'oncologo che rilancia il progetto 'Mortalità zero' dell'Ieo di Milano. "Un tempo la diagnosi la facevamo con le mani (le mie ancora oggi trovano noduli che la mammografia non vede), mentre oggi abbiamo mammografia, ecografia mammaria e risonanza magnetica, che diventerà sempre di più uno strumento fondamentale contro tutti i tipi di cancro".

"I controlli devono iniziare a 30-35 anni con un'ecografia mammaria annuale e proseguire dopo i 40 anche con una mammografia annuale", sottolinea Paolo Veronesi, figlio di Umberto, presidente della Fondazione e direttore di Chirurgia senologia integrata all'Ieo. Già dai 25 anni, inoltre, l'esperto raccomanda alle donne "l'autopalpazione del seno una volta al mese dopo il ciclo". Un'altra arma di prevenzione 'in rosa', ma contro il cancro all'ovaio, è la pillola anticoncezionale: "E' straordinaria sia perché protegge da gravidanze indesiderate riducendo drasticamente il numero di aborti che per fortuna in Italia continua a calare - osserva Umberto Veronesi - sia anche perché protegge dai tumori ovarici. Non lo diciamo mai e nessuno lo scrive, ma se una donna prendesse l'anticoncezionale dai 30 anni ai 50 non si ammalerebbe di tumore all'ovaio. Le donne italiane per utilizzo sono fra le ultime e non stupisce", conclude Veronesi chiamando in causa anche motivi culturali e religiosi.

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